Io sono il cielo che nevica azzurro
Giusi Quarenghi
Topipittori, 2010, p. 128
(Gli anni in tasca)
€ 10,00 ; Età: da 10 anni
Questo libro fa parte della collana Gli anni in tasca, diari dell’infanzia di scrittori famosi. Giusi Quarenghi, con una felicità inventiva che mantiene sempre livelli di grande intensità, descrive alcuni momenti della sua infanzia nelle prealpi bergamasche. “In un paesetto di montagna degli anni Cinquanta, senza orologi ai polsi e senza telefoni nelle case”, dove “le campane erano la voce che chiamava, avvertiva, comunicava. Una gioia e un dolore, un pericolo e il bisogno del soccorso… Come ricordo le campane a morto, e le campane nel temporale, per provare a sedare con la voce benedetta bufere di vento e tuoni e fulmini, pericolosi per chi era all’aperto, bestie comprese, e per i fienili.”
Il divertimento di lettura comincia dalla prima pagina, in cui troviamo la descrizione dell’arrivo dalla pianura, trasportate dai camion, delle mucche che a tarda primavera vengono raccolte nella piazza per essere fatte salire, lungo gli stretti sentieri, ai pascoli alpini della valle dove l’erba estiva le avrebbe fortificate e indotte a produrre più latte. Le mucche caratterizzano la loro presenza con una imprevedibile quantità di deiezioni. “Boasce – in italiano boasse o bovazze, o bovasse – sono quelle grandi torte marroni che le mucche lasciano cadere a terra in una lunga sequenza intermittente, tenendo alta la coda e guardando il mondo dritto negli occhi, con calma sovrana … Scendevano dai camion come regine in visita ufficiale.”
Io sono il cielo che nevica azzurro procura una costante gioia di lettura sia per le cose che racconta sia per il modo in cui sono scritte. Credo di non esagerare scrivendo che Giusi Quarenghi mi fa pensare alle indimenticabili pagine di Pinin Carpi, a Cion Cion Blu o Le avventure di Lupo Uragano: c’è un piacere di raccontare così intenso, creativo, fantasioso che rende anche un semplice accadimento un momento sempre emozionante.
Le storia, anzi le storie, perché ogni capitolo potrebbe essere un racconto a se stante, è sorretta da una singolare ironia, spesso nascosta ma a volte del tutto scoperta. È una caratteristica della narrativa di Giusi Quarenghi che riesce sempre a mediare la sua profonda cultura con un particolare istinto poetico (infatti le dobbiamo alcune fra le più belle poesie contemporanee per bambini e ragazzi) che riescono a trasmettere, a chi affronta le sue pagine, una particolare gioia di lettura.
Roberto Denti
(da LiBeR 88)