The giver. Il donatore
Lois Lowry; trad. di S. Congregati e A. Ragusa
Giunti, 2010, p. 256
(Y)
€ 14,50 ; Età: da 14 anni
Al suo primo apparire in Usa nel 1993, e per qualche tempo dopo, il libro fece molto rumore e suscitò discussioni che invasero il campo del politico, del sociale, del pedagogico. La trama si accentra attorno alle figure di Jonas, un adolescente, e di un anziano, il Donatore che segue la sua formazione nell’ambito di una società organizzata in modo da ignorare cosa siano il dolore fisico, la sofferenza psichica, la violenza, la povertà, ogni forma di disagio. Nella comunità dove i desideri sono soddisfatti e ogni rischio è evitato, regnano la pace, un mutuo consenso, una fedele aderenza agli ordini e alle raccomandazioni degli organi dirigenti. Ma qual è il prezzo di questo mare calmissimo? È la rinuncia a ogni scelta personale.
L’accettazione e l’apprezzamento che il lettore potrebbe dare ai modelli imposti dalle autorità governative e al quieto vivere che esse assicurano, col succedersi delle prime pagine si scontra con una atmosfera piatta nella sua uniformità. Jonas se ne renderà conto poco a poco. Nella cerimonia ufficiale dei Dodici, che ha luogo allo scoccare dei 12 anni di ogni adolescente a cui viene assegnato per la vita un ruolo attivo nella comunità, apprende che il Consiglio degli Anziani lo ha designato come Accoglitore di Memorie.
Il Donatore, l’anziano che porta da solo il peso delle esperienze e delle memorie del passato, remote o recenti, piacevoli o drammatiche di cui tutti i membri della comunità sono tenuti all’oscuro, lo plasmerà come suo successore. Nel succedersi di sedute Jonas acquista esperienze e memorie piacevoli cancellate per sempre per i membri della comunità, come i colori o le stagioni, ma anche memorie tragiche, la guerra a esempio, e trova sempre più sbagliati l’oscurantismo, la cecità dei suoi concittadini. Il Donatore pare condividere sempre più il suo atteggiamento. Si sviluppa così un piano di fuga di Jonas verso l’Altrove, verso ignote comunità che, forse, sanno e vogliono sapere cosa significano colori, pulsioni sessuali, libere scelte, culto del passato. Jonas lo mette in atto, ma il lettore ignorerà il suo esito.
Quello che conta – sembra suggerire il finale aperto – è l’impeto di ribellione che anima il ragazzo, l’anelito irresistibile a una libertà di pensiero e di azione che nelle molte, vivaci scene, presentate nel libro, di non-coinvolgimento, di quieta rinuncia mancano totalmente ai suoi concittadini.
Carla Poesio
(da LiBeR 88)