Tararì tararera
Emanuela Bussolati
Carthusia, 2009, p. 36
(La biblioteca di Piripù)
€ 13,90 ; Età: da 2 anni
È possibile leggere questo libro a un bambino di due anni? Certamente, dal momento che è scritto in “lingua piripù”, una lingua inventata da Emanuela Bussolati, particolarmente indicata a essere letta ad alta voce dagli adulti, e a esser goduta da grandi e piccoli, insieme.
Il protagonista, Piripù Bibi, è il più piccolo di una famiglia composta da Piripù Pa, Piripù Ma, Piripù So e Piripù Bé. Le loro figure sono ottenute da carta strappata e incollata a uno sfondo di vegetazione tropicale, essenziale e coloratissima, che si staglia su cieli gialli e arancio. Su questo sfondo si sviluppa l’azione: Piripù Bibi, che non può seguire gli altri sugli alberi, si annoia a starsene solo e decide allora di tagliare la corda che lo tiene legato alla madre, e cammina cammina, si inoltra nella foresta alla ricerca di avventure. Incontra un “Bubolo bibi”, un cucciolo di leopardo, e gli gioca un brutto scherzo, che non finisce bene; ancor di peggio gli succederebbe se un enorme elefante non intervenisse a salvarlo da un terribile serpente: “Spaciac!”, recita il testo mentre le zampe dell’elefante stritolano il rettile. Ma arriva la sera, e Piripù Bibi si è troppo allontanato: riuscirà a tornare a casa?
Siamo orgogliosi che questo libro sia stato realizzato da un’autrice italiana: per narrazione, per perfetto equilibrio tra testo e immagini e infine per originalità inventiva si colloca tra i migliori prodotti di livello internazionale destinati ai bambini. Contrariamente a quanto siamo soliti vedere, qui non sono le parole a spiegare le immagini, ma il contrario: sono le figure che rendono chiara quella lingua onomatopeica, fatta esclusivamente di suoni, che Emanuela Bussolati utilizza. L’interazione tra parole e immagini fa sì che le figure attribuiscano un senso alle parole che di fatto senso non hanno. I suoni, simili a quelli che i bambini producono quando iniziano a parlare, sono così facilmente comprensibili che vanno al di là della grammatica, del bagaglio lessicale di una lingua, e si collocano in un territorio inesplorato dove la comunicazione è un gioco, un divertimento, e nasce da un misterioso patto che l’autrice ha instaurato col lettore, e al quale l’adulto è chiamato a collaborare: quello di giocare con suoni e figure. Niente di più. Vi pare poco?
Angela Dal Gobbo
(da LiBeR 87)
