Ladri di locandine
Graziano Versace
San Paolo, 2009, p. 240
(Le vele)
€ 14,50 ; Età: da 12 anni
“Cesco, che era il diminutivo di Francesco, di cognome faceva Deleo, e quando giocavamo assieme, io lo chiamavo Cesco Kid, in onore di un personaggio dei fumetti che si chiama quasi così, Cisco Kid. Io ero Daniel Boone, perché mi chiamo Daniele. Insieme, pensavamo di essere invincibili”. Inizia così questo romanzo di Graziano Versace, insegnante di Sant'Agata di Militello, ed è la storia di un'amicizia, ambientata nella Calabria degli anni ’70, tra due ragazzini di scuola media. Uno, Daniele, è appena arrivato dall'Australia dov'è nato; l'altro, Cesco, in Calabria è nato e cresciuto. Suo padre ha un negozio di frutta e verdura, lo riempie di schiaffi, e i genitori di Daniele talvolta gli impediscono di frequentarlo, dicono che la sua famiglia è imparentata con gente brutta. Ma “quando si è piccoli le differenze non contano. Conta invece la simpatia immediata, certe intese ... Poi c'era il cinema...”. È il cinema che li unisce e li affratella: non sono soltanto i film, c'è anche la passione per le locandine, che i ragazzi rubano staccandole dalla vetrina del bar, dal muro in piazza, dalla bacheca del cinema, per farne collezione, tappezzarci la propria stanza, porte segrete per sogni d'avventura.
La vicenda si snoda così, tra piccole cose quotidiane, il gelato al bar Alviano, gli scherzi di Cuzzocrea, il proprietario del cinema, gli occhi severi di don Ciccio, il proprietario del bar, la complicità interessata di Mario, il gelataio, la caccia alle lucertole, le partite di pallone, in margine al mondo adulto, visto con occhi diversi. Cesco detesta quelli che hanno i soldi, Daniele sogna di diventare come loro. Cesco ha una propria sicurezza spavalda che Daniele non possiede: sono diversi, per carattere e giudizi, ma si confrontano e si rispettano, accomunati da una complicità malandrina che li fa felici nel frequentarsi.
Non sono molti i romanzi che puntano l'obiettivo sul cinema, chiave magica per accendere l'immaginazione, affinarsi le armi per la vita facendo esperienze in mondi paralleli. Ed è questo che colpisce, innanzitutto, in questa storia. Il racconto vuole solo fermare sulla pagina i momenti felici di una vita infantile, in tempi in cui la tv non si era ancora impadronita della nostra immaginazione, la strada era il mondo, e le ragioni dei grandi non avevano peso.
Teresa Buongiorno
(da LiBeR 86)