L’invisibile linea d’argento
Paola Zannoner,
Mondadori, 2009, p. 219
(Shout)
€ 16,00 ; Età: da 12 anni
Non è certo per sua volontà né per piacere che Eugenio, diciassettenne di Bari, si trova su un aereo diretto in Messico per lavorare nell'allevamento di cavalli di Victòr, compagno di università dei suoi genitori. Eugenio di cavalli non se ne intende e non sembra averne curiosità, tanto più che dal giorno del suicidio di Manfredi – il suo amico più caro – nulla sembra interessarlo. Durante una serata di bagordi, Manfredi si è lanciato nel vuoto dall'alto di una gru, davanti agli occhi impotenti di Eugenio e di altri amici, lasciando tutti in balia della disperazione e di infinite domande senza risposta. Perché lo ha fatto? Si poteva prevedere un gesto tanto estremo? Quali terribili tormenti covava l’animo di Manfredi?
Armato del suo lutto da elaborare e di sensi di colpa nei confronti dell’amico scomparso, Eugenio sbarca in Messico indolente e refrattario alle novità. Nei primi giorni di soggiorno niente riesce a superare la barriera di indifferenza che il ragazzo erige tra sé e il mondo: non la gentile e discreta accoglienza di Victòr, non il suo impegnativo tirocinio da vaquero e nemmeno la presenza muta e autorevole dell’anziana Pilar (madre di Victòr). Ma ecco improvvisamente arrivare la vita da dove meno te la aspetti: dalla profonda amicizia con una cavalla di razza, a esempio; dalle conversazioni di amore e rivoluzione con Pilar, nei caldi dopo-pranzo messicani; dai consigli misurati, pragmatici e saggi di Victòr che della natura ha fatto la sua dimora; da una simpatia particolare per Rocìo, ragazzina selvatica e provetta amazzone. Con una rinnovata serenità nel cuore, pensare a Manfredi sembra non ferire più Eugenio come i primi giorni...
Non è cosa da poco narrare la storia di un'adolescenza “maledetta” e descrivere lo sprezzante nichilismo che si impossessa di alcuni giovani. Paola Zannoner lo fa attraverso la figura controversa di Manfredi che, più o meno consapevolmente, sceglie di abdicare alla sua esistenza e di gettarsi in un vuoto che non è solo fisico ma soprattutto dell'anima. Opposta è la sorte di Eugenio: alla sua linea d'argento – cioè alla sua vita – lui rimane attaccato in modo viscerale e disperato, sempre, riuscendo a trovare in se stesso nuove motivazioni per superare sconfitte e frustrazioni e tornare a gioire.
Sara Deriu
(da LiBeR 86)
