Il giorno che cambiò la mia vita
Cesare Moisè Finzi
Topipittori, 2009, p. 191
(Gli anni in tasca)
€ 10,00 ; Età: da 10 anni
È il 3 settembre 1938: il protagonista di questo libro, nato a Ferrara il 10 marzo del 1930, è mandato dal babbo a comprare il Corriere della Sera e legge sul giornale un titolo a grandi caratteri: “Insegnanti e studenti ebrei esclusi dalle scuole governative e pareggiate”. “Cosa significano queste parole?” scrive Cesare Moisè Finzi nella storia degli anni della sua vita sino alla fine della guerra, “Non potrò più andare a scuola? Perché? Certo che sono ebreo, ma che differenza c’è fra me e gli altri bambini? E se anche ci fosse una differenza, perché non potrei più andare a scuola?”.
Cesare Moisè Finzi racconta la sua storia di ragazzo ebreo che riesce a sopravvivere alle leggi razziali e alla dominazione nazi-fascista dopo l’8 settembre 1943. Lo fa con una narrazione sobria e senza retorica, come si trattasse di vicende ineluttabili, di un destino al quale non è possibile sottrarsi. I ricordi di Finzi hanno un andamento da sinfonia musicale classica, con momenti di diversa intensità, come se la vita di un bambino che diventa ragazzo seguisse l’incantesimo di interminabili modulazioni. La vita del piccolo Cesare assomiglia a un paesaggio continuamente in movimento, ci si riposa sulla sponda dei fiumi e si precipita in orrende scarpate; si è attratti da vortici che tolgono il fiato e si soffoca in terribili inerzie; si accumula la possibilità di scalare rupi, per poi risprofondare d’improvviso nel vuoto.
Il protagonista di questa dolorosa biografia è come se vivesse in un mondo non suo che il destino lo ha costretto ad abitare, in una geografia precisa e concreta in cui le parole assumono una verità prodigiosa: essenziali come se ciò di cui parlano fosse la vita serena del giovane figlio di una normale famiglia borghese, in un periodo senza accadimenti particolari. Invece le vicende assumono aspetti drammatici nei quali tutta la famiglia è coinvolta, mentre tenta di nascondersi dai nazi-fascisti, cambiando cognome, cercando di farsi scambiare per normale gente di città che cerca la sopravvivenza nello sfollamento nei paesi agricoli della collina emiliana. Finalmente la guerra ha termine. Cesare ha 15 anni e dopo 7 anni di isolamento e persecuzione ritorna in una scuola pubblica, senza discriminazioni.
Se la storia può insegnare qualcosa, questo bellissimo libro è indispensabile per conoscere un recente passato che può aiutarci a capire il presente.
Roberto Denti
(da LiBeR 86)
