Afrodite e l’uomo misterioso
Ritta Jacobsson, trad. di R. Nerito
Fanucci, 2009, p. 240
€ 16,00 ; Età: da 13 anni
Fanucci è stato tra i primi a cavalcare l’onda montante del cosiddetto genere neo-romantico o rosa giovanile, originato dall’“effetto Moccia” e gradito soprattutto da lettrici giovani adulte, puntando con forza sulla collana Teens, di buon successo secondo le dichiarazioni dell’editore (diversamente non si spiegherebbe il moltiplicarsi di titoli) e caratterizzata dalla triade amore-amore-amore, dai romanzi di Frescura e Tomatis alla serie TVUKDB di Valentina F. Poi ha intelligentemente cominciato a diversificarsi aprendo sul mondo esterno qualche finestra della camera chiusa del neo-sentimentale. A proposito di Perché mai è diversa questa sera? avevamo scritto: “Roncaglia intreccia una ordinaria storia d’amore e di vita adolescenziale con le memorie terribili della Shoah e le tematiche civili ed etiche attuali della persistenza dei movimenti neonazisti” (LiBeR 83).
Ora è la volta del giallo che viene dal Nord a “contaminare” i primi pruriti amorosi di Afrodite (Ditte), quattordicenne svedese che gioca a basket e calcio, nuota e corre, non va in discoteca e non porta il reggiseno perché non ha niente da metterci dentro, tanto è vero che nello spogliatoio della palestra un po’ si vergogna. Quando una sera il cane di Linus, il ragazzo di cui Ditte è innamorata, viene investito da un’automobile e lasciato ferito nello stesso posto dove scompare Mikaela – la compagna bella e pregiudicata come una top-model, che poi verrà trovata uccisa nel bosco – la nostra comincia a indagare, o meglio a sospettare, dei genitori di Mikaela e di Linus, anche del proprio padre. Molto grande è la rete di menzogne, vergogne, segreti di adulti che si comportano in modo strano in un giro di auto di lusso rubate, contrabbando, debiti di gioco, ricatti. Ditte si muove come la poliziotta che vorrebbe fare da grande, mette insieme pezzo su pezzo, collega dettagli e interpreta indizi, sbaglia, si corregge e ricomincia, fino al finale drammatico in cui rischia la vita e viene salvata proprio da Linus.
Jacobsson non è Larsson né Mankell, ma una brava scrittrice che ha costruito un bel giallo in cui la nota dominante e costante è una sorta di attesa di qualcosa che può o deve accadere, una sorta di quieta tensione prolungata attraverso le intuizioni e scoperte di Ditte. È un vero giallo che viene dalla Svezia.
Fernando Rotondo
(da LiBeR)
