Lo sfigato
Susin Nielsen; trad. di F. Gulizia
Rizzoli, 2009, p. 251
(Oltre)
€ 14,50; Età: da 14 anni
Ambrose, dodicenne protagonista, ha due problemi estremamente condizionanti: la mamma e le noccioline. “Voglio bene alla mamma. Ha cercato di proteggermi tutta la vita e non solo dalle noccioline. Quando ero piccolo e vivevamo ancora a Edmonton, nonna Ruth scherzava dicendo che casa nostra sembrava un manicomio: mancavano soltanto le camicie di forza. Tutte le prese elettriche avevano la protezione; i medicinali e i detersivi erano sotto chiave; gli spigoli dei tavoli erano straimbottiti di gomma piuma; tutti i cassetti e gli armadietti erano dotati di chiusura a prova di bambino. Avevamo perfino dei grossi fermagli di plastica per bloccare l’asse del water, perché la mamma aveva paura che io potessi alzarlo, caderci dentro e annegare. Mi avrà fatto vedere “Non parlare con gli sconosciuti” almeno ventimila volte …”
Ambrose ha raccontato alla mamma che i compagni della nuova scuola sono tutti amici affettuosi. Invece non è vero: tre, in particolare, sono bulli violenti che lo perseguitano. È abituato a cambiare scuola perché la madre, professoressa di inglese a livello universitario, non riesce ad avere un posto di lavoro fisso e quindi deve trasferirsi in città diverse, inseguendo una nuova scuola.
Il ragazzo è un tipo ottimista, ma l’ambiente della classe lo mette in contatto con una realtà in cui gli tocca sempre la parte del perseguitato. Per fortuna, sopra l’abitazione (un triste seminterrato) di mamma e figlio abita una coppia di origine greca con un figlio trentenne ex galeotto, che tenta di ricostruire la sua vita. Ambrose gli diverrà amico, malgrado i timori materni.
Il rapporto fra un dodicenne e un trentenne, tutti e due rifiutati dalla società, costituisce il nucleo di questo romanzo che ci aiuta a capire come la “norma” sia un modo di pensare del tutto sbagliato per affrontare il mondo che ci circonda e le sue difficoltà.
Lo sfigato è una narrazione compatta che apre prospettive innovative non soltanto ai rapporti familiari e ambientali, ma offre sicurezza a tutti coloro che vogliono venire accettati per quello che sono senza dover subire modifiche da un mondo inerte che è abituato a non adattarsi a un minimo sforzo di comprensione.
Roberto Denti
(da LiBeR 85)