Quell’arpia di mia sorella
Anne Fine; trad. di R. Belletti
Salani, 2009, p. 158
€ 12,50; Età: da 14 anni
Anne Fine è la scrittrice britannica, molto famosa, che riesce ad affrontare nei suoi romanzi argomenti decisamente diversi tra loro e raggiungere livelli narrativi di forte impegno. Il suo romanzo di maggior successo è certamente Un padre a ore (Salani, 1994), anche per il film Mrs Doubtfire interpretato da Robin Williams.
In una recente intervista Anne Fine ha dichiarato che il film non l’ha soddisfatta perché “ha tagliato il tono, le sottigliezze, la caratterizzazione del racconto a favore di un’impostazione più veloce, divertente, leggera. Nel romanzo – ha spiegato – i genitori sono molto più egoisti e meschini di come Robin Williams e Sally Field li rappresentano sullo schermo. Se fossero stati così nice sarebbe bastato fare un po’ di terapia di coppia per risolvere tutto. Ma, come si dice, quando fanno un film da un tuo libro, l’unica decisione che puoi prendere è se accettare o no l’assegno. Io l’ho accettato”.
Indipendentemente dai cambiamenti apportati al libro dal film, io credo che Bambini di farina e Non c’è campo affrontino, con ottimi risultati, tematiche di maggior impegno umano e sociale.
In Quell’arpia di mia sorella l’argomento è il cambiamento imprevisto e violento di una ragazza in fase adolescenziale. Chi scrive, su un’agenda tenuta nascosta, è Will, il fratello maggiore, unico membro della famiglia che riesce a mantenere un distaccato equilibrio in una situazione dove Estelle, la sorella, madre e padre dimostrano praticamente di aver perso la testa. La sorellina di quattro anni, ovviamente, non partecipa a questa fase di follia ma ha un suo affettuoso peso nello svolgimento delle vicende. Estelle è di una arroganza che supera ogni immaginazione: riversa sulla famiglia e la scuola i suoi normali problemi di adolescente. Papà e mamma sono travolti dal comportamento della figlia e non sono più in grado di occuparsi di Will (che non riesce mai ad avere i soldi per pagarsi il pranzo a scuola) e della figlia di quattro anni.
La forte tensione narrativa (a volte con una scrittura sopra le righe) ha, è ovvio, una soluzione praticamente positiva. Quell’arpia di mia sorella può essere difficile da indicare come età di lettura (le ragazze dell’età di Estelle probabilmente faranno fatica a identificarsi nella protagonista) ma resta un romanzo di forte coinvolgimento emotivo.
Roberto Denti
(da LiBeR 85)