Un posto sicuro
Kathy Kacer; trad. di D. Viani
Giunti Junior, 2009, p. 189
(Gru)
€ 6,00 ; Età: da 10 anni
Potrebbe sembrare che sulla Shoah non ci sia ormai più nulla da raccontare, tanti sono i libri di memoria e di testimonianza usciti in questi ultimi anni. Un posto sicuro di Kathy Kacer aggiunge invece un altro, e del tutto unico, tassello a questo periodo storico. Canadese, figlia di sopravvissuti allo sterminio, l’autrice trae ispirazione da una storia vera anche per questo suo ultimo romanzo, che ha vinto nel 2009 lo Yad Vashem Award for Children's Holocaust Literature.
L’angoscia e la paura inizia a insinuarsi nella vita della giovane protagonista, Edith Schwalb, con l’annessione dell’Austria, suo paese natale, alla Germania. Per sfuggire al clima di incertezza e alle pesanti vessazioni derivanti dalla emanazione dei primi provvedimenti antisemiti, la sua famiglia decide di rifugiarsi prima in Belgio, poi nel sud della Francia. Inizia così una fuga interminabile attraverso l’Europa, alla ricerca di un posto sicuro, che agli ebrei sembra sempre e comunque precluso.
Edith affronta con coraggio la disgregazione della sua famiglia e la perdita degli affetti più cari: il padre viene arrestato dai nazisti, e la madre, tenace e combattiva, decide di mandare lei e il fratellino Gaston a Moissac, in una casa fondata dagli Scout ebrei di Francia, gestita come una vera famiglia da una giovane coppia. Merita attenzione il coraggio della popolazione di Moissac, che riuscì a salvare, durante la seconda guerra mondiale, più di cinquecento bambini ebrei provenienti da diversi paesi. Tutti sapevano la verità, ma tutti mantennero il segreto. Nel caso di retate naziste, il sindaco in persona avvisava i bambini ebrei del pericolo consentendo loro di fuggire e di nascondersi sulle colline circostanti.
Un libro che lascia intravedere, nel periodo più cupo della nostra storia, un barlume di solidarietà: quello della comunità locale che non abdicò alla propria coscienza per paura o ossequio al potere nazista. Un messaggio di speranza, tanto più importante quanto più i destinatari di questa storia sono le giovani generazioni, verso le quali è fondamentale trasmettere la fiducia nella possibilità di incidere sugli eventi con le proprie scelte. Perché sempre, anche nei momenti più tragici, come ci dimostra la comunità di Moissac, c’è una possibilità di scelta.
Gabriela Zucchini
(da LiBeR 85)
