Mai e poi mai mangerò i pomodori
Lauren Child; trad. di M. Barigazzi
Ape Junior, 2009, p. 18
€ 18,90; Età: da 4 anni
Lauren Child è considerata in Inghilterra una star dell’illustrazione di libri per bambini, dei quali scrive spesso anche i testi.
Il suo segno è apparentemente semplice e affidato principalmente alla linea. I suoi personaggi hanno caratteristiche precise centrate su una “fisionomia tipo”: visi curiosamente pentagonali col minimo di linee e segni per suggerire naso, bocca, occhi. Con questa estrema, voluta economia di segni, che vale anche per i corpi, Lauren Child suggerisce una ricca gamma di espressioni: dal riso al pianto, dalla perplessità alla scoperta, dalla delusione alla vittoria, dalla curiosità all’indifferenza, dal cocciuto diniego all’assenso. Due fratellini, Charlie e Lola, sono i protagonisti di una serie di albi della Child e questo in esame è la versione in pop-up, condotta da Corina Flechter, versione che segue di due anni quella originale.
Equilibrio e brillante fantasia sono le doti di Charlie, che riesce a far mangiare alla cocciutissima sorellina non solo gli invisi pomodori del titolo, ma anche piselli, carote, purè, bastoncini di pesce, dando loro una provenienza da ambienti fantastici e un ruolo di veri e propri personaggi. Le fa vedere infatti le carote che nascono come radici di arance sul pianeta Giove, i piselli che cadono dal cielo in Groenlandia come verdi gocce e vanno raccolte tendendo verso il cielo delle ciotole con le braccia stese. Quanto al puré, si può mangiarlo direttamente sulle vette del monte Fujii, perché si tratta di nuvole filate che incoronano le sue cime più alte. Sui bastoncini di pesce, poi, si fiondano al supermercato le sirene che ne sono ghiottissime. C’è un decollo magico dalla realtà casalinga all’ambito surreale grazie al movimento permesso da tiranti, fustelle, pagine che si raddoppiano di misura, immagini che acquistano la terza dimensione per un preciso perché, con il ritmo veloce di andamento di un fascinoso dvd.
Si fa ben notare la differenza intercorrente tra l’ingegneria della carta di Corina Flecther, che sa ben sfruttare i validi spunti offerti da Lauren Child, e i molti pop up odierni che si limitano a giochi obsoleti di nascondino e di effetti sorpresa di brevissima durata. Questa versione del libro induce piacevolmente il lettore a partecipare a un gioco di invenzioni che è praticamente senza fine.
Carla Poesio
(da LiBeR 85)
