Harvey Gill; trad. di Alessandra Orcese
Mondadori, 2006, p. 316
(Gaia junior)
€ 8,00 ; Età: da 13 anni
Set-Maat è una città situata lungo le rive del Nilo: i suoi abitanti convivono con un sole annichilente e con la polvere ricavata dalle rocce calcaree, lavorate per costruire le piramidi. Sono proprio i cantieri di costruzione delle piramidi a fornire lavoro alla maggior parte degli uomini di Set-Maat i quali – impegnati in attività di maggior o minor prestigio – garantiscono alle loro famiglie un tenore di vita impensabile in altre zone d’Egitto. Senmut non fa eccezione: lavora come stuccatore presso le tombe gestite dal caposquadra Sonnediem, e allo stesso mestiere sarà destinato anche l’arrogante figlio Baki, una volta entrato nell’età adulta. Col suo lavoro, Senmut sostiene la sua famiglia costituita da madre, moglie, tre figli (più uno in arrivo) e la nipote tredicenne Meryt, che egli fu costretto ad adottare dopo la morte dei genitori. L’Egiziana – opera prima della scrittrice inglese Gill Harvey – narra delle vicende esistenziali di Meryt e dei suoi indefessi tentativi di guadagnarsi un posto dignitoso in una società, quella dell’antico Egitto, che non contempla la sua presenza né i suoi desideri. Doppiamente penalizzata perché donna e orfana; rinnegata dallo zio Senmut e dal cugino Baki, per i quali è solo un peso morto da scaricare al primo uomo che la chiede in moglie; ritenuta portatrice di morte e sventura e ingiustamente tacciata di essere seguace della dea malvagia Sekhmet. Meryt crescerà sperimentando sulla sua pelle il dolore provocato dal ripudio, dalla solitudine e dalle superstizioni, ma imparerà altresì a conoscersi e a contare sul suo istinto e sulla sua sensibilità che le rende accessibile l’ermetico mondo dei sogni e che le fa godere il favore degli dei. Grazie alla sua dote divinatoria e all’appoggio di pochi amici, Meryt sventerà un complotto dannoso per l’intera comunità di Set-Maat e riuscirà a scagionare se stessa dall’accusa di aver causato una malattia mortale all’odiato cugino Baki. Molti sono i pregi di questo romanzo, a partire da una trama avvincente e ricca di colpi di scena, impreziosita da una prosa limpida, briosa e incalzante. Notevole è la rappresentazione del contesto sociale, culturale e religioso, ma soprattutto del “quotidiano” vissuto dai personaggi: partendo dal noto culto dei morti, citando le più famose divinità egizie, accennando alla struttura gerarchica e chiusa della società egizia, e soffermandosi sulle abitudini di vita di una comunità al tempo dei faraoni.
S. Deriu
(da LiBeR 71)