Le 10 cose che odio di me
Randa Abdel-Fattah; trad. di A. Orcese
Mondadori, 2009, p. 356
(Gaja Junior)
€ 8,50; Età: da 13 anni
Jamie, ragazza adolescente di Sidney, ha fatto breccia nel cuore di Peter, uno dei ragazzi più popolari della scuola. Lui però non sa, come nessun altro in classe, che Jamie non è quella che sembra. Il suo vero nome è Jamilah; benché nata in Australia, è figlia di genitori libici ed è musulmana. Se la chioma è bionda grazie alle tinte, per l’iride celeste occorre ringraziare due lenti a contatto colorate. Di più, Jamilah ha un padre severissimo che le impone il coprifuoco dopo il tramonto e le impedisce di frequentare compagnie maschili. Desiderando il consenso da parte di Peter e dei suoi compagni, temendo di essere discriminata per il suo essere musulmana, ogni mattina Jamilah recita la vita di Jamie, ragazza dai tranquillizzanti tratti caucasici e dall’evasiva personalità. Ma nascondere la nostra identità significa un po’ perderla, non vivere davvero, e rinunciare alla stima di chi vorrebbe amarci solo per quello che siamo. Così, se a scuola Jamie può rallegrarsi di risultare mediamente simpatica a tutti, è pur vero che lei non possiede veri amici, dal momento che a nessuno può mostrare la sua vera anima. La vita comunque presenta sempre il conto e finalmente, dopo una serie di imbarazzanti equivoci, Jamilah riuscirà a riavvicinarsi al suo vero “io” e a impostare la sua vita sociale sulla sincerità.
Randa Abdel-Fattah ripropone le tematiche e lo stile fresco che hanno caratterizzato il suo romanzo di esordio. Con una differenza: se Amal –protagonista di Sono musulmana (Mondadori, 2008)– esibiva con orgoglio il hijab per auto-affermarsi in una società che non la riconosceva, Jamilah appare insicura, a tratti vigliacca e piena di vergogna per le sue radici. Ma sono proprio le fragilità di Jamilah a renderla umana agli occhi del lettore, che assiste solidale al travagliato cammino della ragazza verso l’accettazione di sé.
Acuto nel rappresentare le multiple sfaccettature del razzismo e la difficile condizione dell’immigrato che vive in una cultura “altra”; Le 10 cose che odio di me racconta anche del complesso gioco di specchi che si crea tra l’individuo e il suo mondo di relazioni, e dell’umana debolezza che talvolta porta ad annullarsi per ottenere l’accettazione altrui, a ogni costo.
Silvana Deriu
(da LiBeR 85)
