La valle dei mulini
Roberto Piumini
Einaudi ragazzi, 2009, p. 131
(Storie e rime)
€ 8,50 ; Età: da 8 anni
Ancora una volta apprezziamo l’agilità, il garbo, l’originalità con cui Piumini sa passare da una quotidianità semplice a un evento speciale che movimenta il flusso narrativo e stuzzica la curiosità e l’interesse del lettore. Vi concorre, spesso, un paesaggio ricco di elementi che fanno venir la voglia di disegnarli. Ne è esempio questa valle dei mulini: un succedersi di cinque villaggi in ascesa verso la vetta dell’altura che domina la vallata, tutti bagnati da un torrente che fa girare le pale del mulino del villaggio San Michele. Orlando, un pastore, col suo gregge transumante li attraversa tutti in primavera e autunno raccontando una storia ai bambini per ognuno dei cinque villaggi. Il suo ascoltatore più attento e fedele è Pietro, figlio del mugnaio, che gli diventa amico e aiutante. Divenuto maggiorenne e mugnaio a sua volta, Pietro scopre il modo di far muovere con le pale ad acqua anche altri meccanismi, come quello per cardare la lana, quello per tessere, un maglio di fabbro e perfino una piccola giostra e altri giochi per bambini, così che la valle, in breve, si riempie di mulini.
Fin qui i risvolti di una quotidianità felice. Ma un giorno, gli abitanti di Marassa, il paese più alto, decidono di gestire il flusso dell’acqua che attraversa i loro pascoli prima di scendere a valle, dietro un pagamento dei villaggi sottostanti, con la minaccia di far defluire l’acqua in altre direzioni. Col tempo l’imposizione di fa economicamente sempre più dura. I vari mulini della valle e le attrezzature connesse spariscono poco a poco.
Non mancherà, per fortuna, una felice soluzione messa in atto dai valligiani dietro consiglio di Pietro, su ispirazione dei bambini e con la complicità del pastore raccontastorie. Perché le storie restano uno dei punti chiave della trama. Piumini sa anche condirle con rilievi che invitano a pensare. Quando Pietro, da grande, si fa raccontare dal pastore una delle storie che aveva udito da piccolo e si accorge che è un po’ cambiata, non se ne dispiace, “perché aveva capito che le storie sono vive e quindi cambiano”. E quando Orlando gli parla della sua intenzione di far quattro chiacchiere con gli abitanti di San Michele piuttosto che con quelli di Marassa, padroni dei pascoli, osserva: “Sai, Pietro, quelli di Marassa sono i padroni della terra, e i padroni non hanno quasi niente di interessante da raccontare. Ai padroni interessa una cosa sola.”
Carla Poesio
(da LiBeR 84)
