Urashima Taro: una storia giapponese
Davide Longaretti, Mayuko Tazumi; trad. di A. Moriizumi
Orecchio Acerbo, 2009, p. 24
€ 13,00 ; Età: da 6 anni
La storia è costruita su una componente che ricorre spesso nelle fiabe di molti paesi: quella del tempo che fluisce diversamente secondo i mondi in cui si svolge l’azione.
Una tartaruga marina che il giovane pescatore Taro ha salvato dalla crudeltà di alcuni ragazzi, lo conduce dalla Regina del mare, Otihime, che lo festeggia splendidamente. Ma, dopo pochi giorni, Taro, preso dalla nostalgia del suo villaggio, chiede di tornarvi. La regina lo accontenta e in ricordo di quei giorni felici, gli dona uno scrigno con la raccomandazione di non aprirlo mai.
Taro ritrova il suo villaggio totalmente cambiato: non riconosce nessuno e nessuno sembra riconoscerlo. Oppresso da un’angosciosa estraneità da tutto ciò che lo circonda, apre lo scrigno. Ne esce una nuvola bianca che gli imbianca i capelli. Il pescatore si ritrova vecchio d’un colpo: quelli che erano sembrati pochi giorni nel regno sottomarino e che la regina aveva chiusi nello scrigno erano anni nell’ambito del suo villaggio. Un lettore giovanissimo non capirà forse il motivo dei giorni felici rinchiusi nello scrigno da non aprire, ma si sentirà stimolato a esprimere delle ipotesi. Ne formulerà diverse il lettore più provveduto, centrandole sul tema del diverso fluire del tempo e, in una ulteriore battuta, anche su quello della degenerazione apportata dall’uomo all’ambiente. Le illustrazioni infatti offrono ai lettori tre paesaggi diversi: il villaggio da cui parte Taro, quello cambiato in cui ritorna e il regno sottomarino. Nel primo prevale un andamento stilistico tendente dolcemente al geometrico; nel secondo la mutazione del villaggio si fa evidente nelle isolette di verde invase da parallelepipedi (grattacieli e fabbriche) sormontati da fumaioli, ben diverse da quelle di un tempo, così come diversi sono i colori che, abbandonata la dolce sobrietà del passato, si impongono squillanti nelle auto, nei segnali stradali, nei manifesti pubblicitari. Trovo efficacemente espressivo questo ritratto del villaggio cambiato in cui linee e forme sostituiscono eloquentemente le parole. C’è dentro un persuasivo e piacevole invito a osservare, a comparare diversi elementi tra loro. Un invito che si completa con la rappresentazione del regno sottomarino dove i colori, le luci vivacemente diffuse, le forme fantasiose della flora sembrano una sfida all’oscurità dei fondali.
Un linguaggio visivo efficace, di piena accessibilità.
Carla Poesio
(da LiBeR 84)