Il mondo senza bambini: e altre storie
Philippe Claudel; trad. di F. Bruno
Salani, 2009, p. 111
€ 10,00 ; Età: da 9 anni
Le fiabe narrano di bambini abbandonati nel bosco. Ma Hansel e Gretel e Pollicino vogliono tornare a casa. Più recentemente Rodari aveva aggiornato la storia raccontando di Nino e Nina abbandonati nel Duomo di Milano da genitori “terroni”. Poi c’è il caso contrario dei bambini di Hamelin ammaliati dal pifferaio che lasciano le famiglie per non tornare più. I venti raccontini, poesiole, filastrocche di Claudel non indulgono ad atmosfere angoscianti, ansiogene, perlopiù rivelano sguardi infantili implacabili nella oggettiva osservazione della realtà, ma tutto sommato bonari, rassegnati, tolleranti verso le debolezze degli adulti. Tono e andamento oscillano tra la favola che non nasconde di voler essere qualcosa di diverso e di più, il realismo (poco, magico, talora drammatico), una vena ironica spesso spinta fino al surreale e al paradossale, poesie che puntano all’amarezza dell’aforisma: “Di’, papà, cos’è la morte? … un cane stanchissimo che dimentica il dolore / sdraiato felice / accanto al fuoco una bella sera.”
Una mattina il mondo si sveglia senza rumori, risate, chiacchiere: tutti i bambini sono spariti lasciando un biglietto di rimproveri per i grandi e si sono ritirati in un’oasi inaccessibile come il Paese dei Balocchi; più tardi torneranno, cresceranno e diventeranno genitori dimentichi di essere stati piccoli, così saranno i loro figli ad andarsene. Mentre la bambina della bolla si rinchiude nella metafora della propria solitudine, quella del silenzio non parla mai, è praticamente “invisibile”, Jaime di sei anni che ogni mattina va con il fratellino di due nella discarica per disputare ad altri bambini e agli uccelli un magro bottino, sognando di essere una bambina “Che pensa soltanto a ridere e a giocare/ Cui si proibisce a furia di baci / Sempre e sempre/ Di lavorare”. E forse neanche Leone è un bambino molto felice di essere considerato dalla maestra “un tontolone perché guarda troppa televisione”.
Claudel con humour a tratti nero e voluttà dissacrante fa a pezzi un senso comune, fatto di luoghi comuni, secondo cui i genitori amano sempre i figli, sono sempre buoni e non sbagliano mai. E se i nostri bambini se ne vanno, niente paura, altri ne stanno arrivando, su barconi che fanno acqua, stretti come sardine nei container, attraverso i buchi dei reticolati, lungo i sentieri dei passeurs.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 84)
