Julia Donaldson, ill. di Axel Scheffler; trad. di Arlette Remondi
Emme Edizioni, 2006, p. 30
€ 12,90 ; Età: 4-6
Appare per i tipi della Emme Edizioni l’ottavo dei libri tradotti in italiano di Julia Donaldson e Axel Scheffler, autori che, pur non lavorando a stretto contatto, esprimono al meglio le possibilità narrative dell’albo illustrato. Questo ultimo libro è ricco di invenzioni narrative: il testo in rima (caratteristica principale di Julia Donaldson, che pare addirittura non riesca a esprimersi se non in versi) dialoga giocosamente con le illustrazioni di Scheffler. “Pablito è un bambino che ama molto la lettura. Un giorno iniziò a leggere un romanzo d’avventura…” Inizia così la storia che adotta l’artificio della mise en abîme, inserisce cioè un racconto dentro l’altro; a ogni girar di pagina si incontra una nuova storia, al cui interno compare inevitabilmente un libro, che rimanda a un’altra storia. Il romanzo d’avventura narra di un pirata che nel forziere pieno d’oro trova, oltre al tesoro, un libro: si tratta di una raccolta di fiabe, che tra l’altro parla di una bimba, Riccioli d’oro, distesa in un lettino (nella casa degli orsi), intenta a leggere… Perfetto per concatenazione, ironia, capacità di chiudere il racconto secondo una struttura circolare, ha come contrappunto figurativo le immagini di Scheffler, che propongono in modo originale e narrativamente avvincente il contenuto: ogni pagina “interpreta” un libro diverso attraverso numerosi, piccoli dettagli – bordi strappati, cornicette, caratteri tipografici e, naturalmente, illustrazioni. I personaggi che compaiono in ciascuna pagina si ritrovano tutti riuniti nell’ultima, riassuntiva, e tuttavia erano presenti fin dall’inizio in forma di oggetti e giocattoli; sono l’orso, l’astronauta, la rana, il cavaliere… Il gioco dei rimandi compare sia nelle parole che nelle figure: merito di Scheffler, che dimostra di riuscire a sviscerare, con personale capacità interpretativa, l’intima natura della narrazione. Perfino i risguardi giocano col testo: solo qui si possono leggere i titoli dei libri elencati nel racconto. La bella traduzione di Arlette Remondi ha però assegnato al protagonista il nome di Pablito in luogo dell’originale Charlie Cook; alludeva forse Julia Donaldson alla magia narrativa che, come l’arte culinaria, riesce ad amalgamare tanti ingredienti diversi e apparentemente incompatibili per ottenere un piatto sopraffino e come un cuoco Charlie Cook, che è poi il lettore, cucina le storie?
A. Dal Gobbo
(da LiBeR 71)