Eva Ibbotson, illustrazioni di Teresa Sdralevich; trad. di Guido Calza
Salani, 2006, p.238
(Gl’istrici)
€ 8,50 ; Età: da 8 anni
Le vacanze obbligate di due bambini britannici, nella cadente dimora di parenti dimenticati, diventano l’occasione di una fantastica avventura. Il tema non è nuovo, ha fornito lo spunto per la diagnosi di un inquieto presente, dalle Cronache di Narnia di Clive Staples Lewis alla Clorofilla dal cielo blu di Bianca Pitzorno. Ma ogni autore lo tratta in maniera totalmente diversa: occasione per un viaggio metaforico, battaglia in difesa dell’ambiente, e questa volta rivendicazione dell’importanza dei valori contro lo strapotere del profitto, l’ultima grande sfida dell’oggi.
I due piccoli protagonisti, l’undicenne Madlyn e il novenne Rollo, una garbata personcina per bene e un solitario amico degli animali, devono lasciare Londra: al padre, celebre designer, viene offerto un posto in un’università americana, e la mamma lo accompagnerà. I bambini finiscono sul confine scozzese, nel Castello di Clawstone, dove il prozio George vive con la sorella Emily e lo strambo cugino Howard Percival, cercando invano di guadagnare qualche soldo aprendo la propria abitazione museale ai turisti, che sembrano preferire le vicine Torri di Trembellow, di proprietà di un industriale che gestisce ogni cosa come un’azienda (la casa, la moglie, i bambini, le sue società, e riempie il paese di camion, betoniere, spalatrici), convinto che il profitto valga assai più del prestigio. Sir George invece, vecchio signore d’altri tempi, ha bisogno di soldi perché nel fitto dei suoi boschi si nascondono le mandrie fantastiche dei bovini discendenti da quelli che un tempo appartennero ai druidi. Anziché sfruttare turisticamente l’occasione, i Clawston proteggono la privacy delle loro mucche, finché capita un ispettore governativo che dichiara che tutta la mandria dovrà essere abbattuta, perché affetta da un morbo pericoloso. A salvare capra e cavoli interverranno autentici fantasmi: l’indiana segata in due in uno sfortunato numero circense; il grassissimo taxista ridotto a uno scheletro, i piedi ballerini che hanno perduto il proprio corpo, la sposa uccisa il giorno delle nozze, e il romantico giovanotto che ha un ratto a rosicchiargli il cuore… Arguto, brillante, dalla scansione perfetta, il romanzo è all’altezza degli altri capolavori della Ibbotson e dimostra come spesso sia proprio la narrazione fantastica a mettere il dito sulle piaghe odierne.
T. Buongiorno
(da LiBeR 71)