Maja Celija
Topipittori, 2006, p. 40
€ 13,00 ; Età: 5-10
Chiuso per ferie testimonia che il libro è un oggetto complesso e completo, fatto di parti diverse, ognuna con una sua funzione; la copertina non è un accattivante specchietto per le allodole, ma incipit di una narrazione che poi si srotolerà fra le pagine. Ci si trova infatti di fronte a una invitante porta chiusa, anzi alla sua serratura: si può decidere da curiosi di buttare un occhio dentro, presumibilmente dentro casa di qualcuno. Si entra senza bussare, dopo aver fatto scorrere l’occhio sulla carta da parati (anche i risguardi di un libro sono una parte di storia...) e si arriva nell’ingresso di una casa in cui mamma e figlio stanno dando un’ultima controllata alla stanza prima di andarsene per le vacanze. Tutto in ordine; le case, quando si parte, si chiudono, affinché nessuno possa entrare e la casa resti ad aspettare il nostro ritorno. Ma chi ci dice che è veramente così? Rimangono le piante, i mobili, gli oggetti e, come numi tutelari, antichi parenti “in bianco e nero” fissati nelle vecchie foto sulla credenza del salotto. Ma forse anche per loro è arrivata l’ora delle vacanze: la buffa famiglia in bianco e nero, completa di cagnolino, esce dalle “fotografie-alloggi” e si ritrova nell’enorme parco dei divertimenti in cui può trasformarsi un appartamento vuoto, in cui tutto è gigantesco (i personaggi delle foto restano del loro formato fotografico), nuovo ed eccitante. Ogni oggetto diventa un gioco e una spassosa scoperta: i pattini a rotelle sono macchinine da corsa, le volute dei rami di una pianta, una elegante altalena liberty, nel forno si fa il solarium e nei gomitoli si dorme. Il suggerimento che Maja Celija sussurra al nostro orecchio è che le cose non sono mai quello che appaiono; nella nostra quotidianità c’è una pazza surrealtà segreta, che si camuffa dietro ai dettagli apparentemente insignificanti, e che si può scoprire solo cercando un altro modo di guardare, in silenzio. Ed è proprio nel silenzio che si trova l’idea che il libro offre al suo lettore: quella di una immagine potente che parla già da sola. Chiuso per ferie è un libro senza parole in cui sono solo le immagini a raccontare azioni, stati d’animo, suoni e meraviglie. Così “confidando nell’acume dei piccoli lettori”, il bambino deve diventare protagonista, ricostruendo – e un po’ reinventando – la sua versione della storia ma soprattutto diventando complice delle scorribande vacanziere dei suoi, non più lontani, antenati.
I. Tontardini (da LiBeR 71)