Lafcadio. Il leone che mirava in altoShel Silverstein; trad di E. FantasiaOrecchio Acerbo, 2009, p. 112€ 20,00 ; Età: da 7 anni
Un giovane leone vive nella giungla e sta imparando a conoscere il mondo che lo circonda.All’arrivo dei cacciatori, non rendendosi conto del pericolo, ingaggia una chiacchierata con uno di loro, che si svolge su una linea surreale ed è di uno spasso incredibile. Alla fine il cacciatore viene mangiato, tranne il fucile che il giovane leone non sa cosa sia... o glielo spiegheranno gli altri leoni.Il giovane leone impara a sparare in tutti i modi possibili e alla fine riesce a stare in piedi sulle zampe posteriori e a sparare con quelle davanti come fosse un uomo. Prende il nome di Lafcadio e uccide tutti gli ignari cacciatori che si inoltrano nella giungla.La sua fama è ormai diffusa e un impresario di circo riesce a ingaggiarlo e a portarlo in giro nelle città più importanti di tutti i continenti. Così il nostro giovane amico lascia la giungla, conosce i posti più meravigliosi della terra: ogni suo desiderio è soddisfatto e diventa ricchissimo. Fra l’altro, non resiste al fascino degli ascensori e quando riesce a entrare in una cabina si diverte ad andare su e giù per decine di piani un infinito numero di volte. Un giorno, però, Lafcadio si stanca dei suoi soldi e di tutto quello che possiede, e torna in Africa dove dovrà decidere fra assomigliare a un uomo o ritornare a essere un leone.La storia di Lafcadio è divertentissima, permeata di un umorismo coinvolgente e di un raffinato livello satirico. Per un lettore informato Lafcadio ricorda il nome del protagonista dei Sotterranei del Vaticano di André Gide (Feltrinelli, 2004) anche lui implicato in un difficile conflitto di identità. Il libro di Shel Silverstein (già conosciuto in Italia per due pubblicazioni L’albero e Strada con uscita pubblicati da Salani nel 1994 e nel 2000) può essere letto a voce alta qualsiasi sia l’età degli ascoltatori.Due elementi rendono Lafcadio una lettura indispensabile: le immagini in bianco e nero, essenziali ma di ottimo gusto descrittivo, e la riproduzione dell’originale in lingua inglese, riportata nella stessa pagina del testo italiano: un’impaginazione tipografica del tutto nuova che fa venir voglia di leggere le due versioni, facilitando la possibilità di gustare la deliziosa scrittura di Shel Silverstein.Roberto Denti(da LiBeR 83)