Margherita Sgarlata, Riccardo Francavilla
Bohem Press, 2008, p. 36
€ 14,50 – Età: da 4 anni
È spontaneo associare il titolo dell'albo a quello della fiaba trascritta negli anni Cinquanta da Italo Calvino in Fiabe italiane. Già nella seconda metà dell'Ottocento "II mago dalle sette teste" faceva parte delle Sessanta novelle popolari montatesi raccolte da Gherardo Nerucci (Le Monnier, 1880).
Le due trascrizioni, la prima in bella lingua italiana, la seconda in quella "parlatura che sta fra il vernacolo e la pretenzione del dir polito adoperata dai narratori" sono uguali, ma sono assolutamente diverse dalla storia narrata in questo libro, dove l'unico personaggio simile alla fiaba tradizionale è il drago con le sette teste.
Qui si narra di un re che vuole sposare le sette figlie bellissime. Ognuna eccelle in qualcosa: cucire, cantare, danzare, truccarsi, cucinare, volare e sorridere. Sette cavalieri si presentano al re. Il primo sa usare bene la spada, il secondo sa vincere, il terzo è bravo con i pugni, il quarto vede al buio, il quinto fa il furbo, il sesto è un guerriero e l'ultimo sa ricordare. Un compito li aspetta prima di scegliere la sposa: portare ognuno una testa del drago che ne ha sette enormi che sanno rispettivamente: odiare, urlare, distruggere, contare, amare, pensare e infine ascoltare. Ogni cavaliere, con l'inganno, fa uscire via via una testa dalla caverna per tagliarla, portarla al re e scegliere la sposa più consona alla propria personalità. L'ultimo cavaliere, che sa ricordare, convince il drago con l'unica testa che gli è rimasta, ad accettare di condurlo dal re per aver salva la vita dimostrandosi am-mansito e ammaestrato. Il re accetta e il giovane sposa la principessa che sa sorridere, mentre il drago farà per sempre la guardia al loro castello.
La storia è raccontata in maniera semplice e trova forza nella descrizione delle azioni che caratterizzano i personaggi e nel felice finale. Le tavole dai colori tenui, quasi sfocati, in cui predominano figure dai tagli geometrici, occupano grandi spazi, dove si muovono i personaggi molto piccoli, ma chiaramente iden-tificabili, alternati a figure più grandi a sottolineare i momenti salienti della fiaba. I cavalieri, in cotta, maglia, cimiero e spada al fianco e le bianche sagome dei cavalli, si contrappongono alla sinuosità delle grandi teste del drago e le severe armature grigie, alla "femminilità" delle graziose principesse.
Maria Letizia Meacci
(da LiBeR 82)