Dal libro è stato tratto il film che ha vinto il festival di Cannes e in cui autore e studenti interpretano se stessi, in una terza media di un quartiere periferico di Parigi. Ottima occasione per insegnanti e bibliotecari per proporre libro e film parallelamente o in successione ai “giovani adulti”, fascia di lettori indefinibili e inafferrabili perché si rivolgono anche ad altri libri, destinati a fruitori più maturi.Lettori e spettatori potranno giovarsi di appiccicare voci volti corpi gesti tic atteggiamenti caratteri ai dialoghi scoppiettanti e frizzanti, ironici e ossessivi come un ritmo rap – il cosiddetto verlan, lo slang delle banlieus che smonta e rimonta le parole a rovescio – dell’ingoverbabile Soulymane, della ribelle Khoumba, del riflessivo Wei, della contestatrice Sandra, dei frustrati eppure volenterosi prof.Il romanzo è la fotografia realistica e impietosa, in forma quasi diaristica, di una comunità un po’ claustrofobica (Entre le murs è il titolo originale) in cui sono stretti a convivere a contatto di gomito maghrebini, africani, caraibici, cinesi e bianchi non privilegiati, ma tutti omologati nel gergo, rituali, abbigliamento, spesso in lotta fra loro e più spesso coalizzati contro l’insegnante. Tema dominante sembra quello della multietnicità – profondamente radicato Oltralpe anche per l’eredità coloniale e in forte sviluppo da noi – ma presto ci si accorge che a esso si intreccia inestricabilmente, con effetti cumulativi, quello proprio del passaggio adolescenziale: un’adolescenza incerta, quasi disperata e rassegnata sul suo futuro perché incapace di pensarne uno che non sia già stato deciso da altri “fuori dalle mura”. E la realtà esterna già invade l’interieur con dettagli, allusioni, mode, cicatrici familiari appresso.Il libro può apparire doloroso e pessimista agli adulti, ma forse “divertente” ai giovani, naturalmente più sintonici con i coetanei e omologhi. Ma è un “divertimento” capace di far riflettere, stimolare domande e confronti. Aiuta a capire che adolescenza e multietnicità non sono solo detonatori di una bomba, ma un cantiere di opportunità, che però molti etichettano semplicisticamente come problemi. Perché in quella classe non c’è solo noia e indifferenza, ma vivacità e vitalità in forma di conflitto, disordine, babele di linguaggi, culture, pregiudizi, emozioni, sentimenti, aspirazioni che offrono barlumi di speranza. La scuola pubblica, laica, repubblicana francese ci prova, malgrado contraddizioni ed errori, e letteratura e cinema ne danno conto.
Fernando Rotondo(da LiBeR 82)