Alla ricerca del primo uomo
Storia e storie di Mary Leakey
Cristina Pulcinelli
Editoriale Scienza, 2008, p. 96
€ 12,00 ; Età: da 11 anni
Un nuovo titolo si è aggiunto alla bella collana di “genere” Donne nella scienza. Si tratta della biografia di Mary Leakey, scritta da Cristiana Pulcinelli, giornalista scientifica dell’Unità.
La scienziata Mary Leakey è forse poco nota al grande pubblico ma gode di grandissima popolarità tra gli studiosi e gli appassionati di archelogia e paleontologia.
Dopo un’infanzia girovaga al seguito del padre pittore, a 13 anni Mary resta orfana. Il ritorno a Londra con la madre segna una fase di ribellione ma anche di scoperta della grande passione che l’accompagnerà per tutta la vita: quella dell’archelogia e dello studio dei fossili. L’incontro, e poi il matrimonio, con Louis Leakey, già famoso archelogo e paleoantrologo, segnerà il suo percorso umano e professionale portandola in Africa, sua patria d’elezione.
Tantissime le scoperte dei coniugi Leakey. Zinj, innanzitutto, detto anche “schiaccianoci” per le sue robustissime mascelle, è il primo resto di ominide ben conservato e anche il più antico conosciuto all'epoca; Il suo ritrovamento regala a Mary Leakey una notorietà mondiale. Arrivano poi Cindy, George, Johnny e Twiggy, resti di una specie più antica dell’Homo erectus scoperti dalla coppia, sino a giungere l più celebre ritrovamento; quello di impronte fossili di un’intera famiglia di ominidi bipidi vissuta due milioni di anni fa.
Questa lunga serie di successi ha però il suo rovescio nel contrasto professionale e nel distacco della coppia. A un “lui” intento a girare il mondo per diffondere teorie scientifiche talvolta non del tutto consolidate, fa da contrappunto una “lei” tenacemente ancorata al lavoro di scavo e di ricerca sul campo.
Cosa ha di comune la figura di Mary Leakey con quella di altre grandi scienziate - dalle sorelle Curie a Dian Fossey – raccontate nella collana di Editoriale Scienza? Innazitutto la determinazione a seguire le proprie passioni intellettuali e la tenacia nell’intraprendere un percorso di vita professionale spesso osteggiato dalla società. Ma in comune queste figure femminile hanno anche la ferrea convinzione che solo il lavoro sul campo, l’osservazione tenace, il lavoro quotidiano, lontano dai riflettori, possano farle giungere alla scoperta scientifica. Protagoniste di un secolo, il Novecento, in cui nulla è stato regalato alle donne, sono state un esempio non solo per le altre donne ma per tutta la comunità scientifica di cosa significhi una vita messa davvero al servizio della scienza in nome della passione e non del potere.
Vichi De Marchi
(da LiBeR 82)