A rapporto dal preside
Jerry Spinelli, ill. di Grazia Nidasio; trad. di A. Ragusa
Mondadori, 2008, p. 179
(Junior + 9)
€ 7,50 ; Età: da 9 anni
Pare una banalità: Spinelli è sempre Spinelli. Ma una riflessione seria seppure non nuova ci dice che nella letteratura per l’infanzia – così come nel cinema e in tutti gli ambiti dove l’arte è applicata all’industria – quel che vale veramente e qualifica l’insieme non è il singolo capolavoro – che nasce quando capita per ragioni imperscrutabili, come Pinocchio, o come Pippi Calzelunghe e Cipollino, Le streghe e Lavinia, Harry Potter e L’ultimo elfo – ma il prodotto medio. È il caso di questo raccontino certamente non straordinario, ma che scorre via lieve e ilare, liscio e piacevole, e a cui i disegni di Grazia Nidasio aggiungono il sapore e il profumo di Valentina Melaverde.
Naturalmente il racconto mostra le rughe dei suoi quasi vent’anni, quando gli scolari non entravano alla media come bambinetti travestiti da teppisti con videotelefonino e i presidi non erano ancora chiamati manager, anche se si impegnavano lo stesso a organizzare al meglio la vita della scuola, preoccupandosi anzitutto di conoscere uno per uno i loro alunni, per costruire una situazione educativa basata su rapporti fra persone con i loro sentimenti, emozioni, sogni, insicurezze, pregiudizi. Eddie, fin dal suo ingresso in prima media, incontra tutti i topoi, riti, cliché più tradizionali del racconto di scuola, soprattutto americano. Ci sono l’imbranato, i bulli, la ribelle contestatrice, lo skater coraggioso ma furbo contro la prepotenza soverchiante, il prof ridicolo ma appassionato al suo compito. Ma Spinelli introduce una figura inusuale, un preside al suo primo incarico e impegnato a fondo, con intelligenza e buon senso, affinché la “sua” scuola diventi una casa accogliente per tutti i “suoi” alunni.
Con un colpo di scena finale che non riveleremo, perché, per quanto non eclatante, è pur sempre inaspettato e spiazzante, nonché gradevole, dato che scioglie un piccolo nodo di tristezza che sapientemente l’autore aveva saputo annodare nella narrazione (possiamo darvi solo un indizio: pensate a Fierobecco, l’ippogrifo condannato a morte in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, a ulteriore riprova che nella letteratura per l’infanzia nulla si crea e nulla si distrugge, ma i bravi autori sanno innovare). E Salem, aspirante scrittrice, scriverà il suo primo racconto: L’imbranato che non lo era affatto, cioè Eddie.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 82)