"Ho avuto molte occasioni di assistere all’uso dei silent book come risorsa insostituibile in tema di ascolto, scambio di esperienze e di vissuti, di apertura all’indicibile, di accessibilità e inclusione. Abituarsi a frequentarli significa entrare in confidenza con l’universo simbolico, tanto dell’arte quanto delle narrazioni, così prezioso per l’acquisizione di ogni forma di sapere, condivisione, per l’intera vita. Significa, infine, aprirsi a un’educazione sensibile e sentimentale, al contatto con le emozioni, la prima delle necessità dei bambini e ragazzi del nostro tempo: non si riesce a includere prima di includersi a sé stessi e non ci si può aprire all’accessibilità se prima non si è avuto accesso alla propria interiorità": Elisabetta Cremaschi su LiBeR 144 ci guida in un percorso tra i silent book, "dove non c'è sottrazione rispetto alla parola, ma occasione preziosa per fare esperienza di narrazione in compiuta solitudine e farne soglia emotiva del nostro partecipare comune".
