Il serpente bianco è una fiaba popolare cinese che in questa versione è diffusa ad Hangzhou, città natale di Yang Xiaping. La vicenda si svolge sul Lago dell’Ovest al famoso “Ponte Rotto”. La narrazione è bilingue per ricordare ai bambini cinesi la loro tradizione fiabistica e offrire a quelli italiani l’opportunità di conoscere una fiaba nuova, che tuttavia ha tanti punti di contatto con quella cinese: l’eterno conflitto tra il bene e il male, il castigo del malvagio, la trasformazione dei personaggi, un enigma da risolvere, i protettori potenti, le pozioni magiche, l’amicizia e l’amore salvifico. Un bambino rigetta nel lago una magica pallina di riso che è ingoiata da un serpente bianco, mentre sta combattendo con una malvagia tartaruga. Il serpente aumenta così i suoi poteri, costringe la tartaruga a fuggire e si trasforma in una fanciulla desiderosa di conoscere il mondo degli uomini. Con il nome di Dama Bianca interroga il Genio dei Cieli del Sud perchè vuole conoscere il bimbo. Dovranno passare ben 18 anni prima di conoscere il bel Xu Xian. I due si innamorano e si sposano. Il giorno della Festa delle Barche-Draghi, la Dama Bianca beve un liquore che la fa ritornare temporaneamente serpente spaventando a morte il marito. Per salvarlo, la donna sale sulla montagna dove coglie il magico fungo viola che gli ridà la vita. Gli sposi ora sono felici perchè attendono un figlio, ma la tartaruga, trasformatasi in un monaco ha scoperto dove vivono, senza tuttavia riuscire a convincere Xu Xian che la moglie è un demone. Durante la festa per la nascita del figlio, la tartaruga, vestita da mercante, vende al marito un diadema che stringerà così forte la testa della Dama Bianca da ritrasformarla in serpente che il malvagio chiude in una ciotola d’oro rubata in un tempio. Sarà la fedele aiutante Azzurrina, con l’aiuto di Budda, a liberarla ridandole sembianze umane. Le illustrazioni, tipicamente cinesi, sono immagini stilizzate con la figura candida della Dama Bianca che sembra richiamare la sua magicità (vedi l’articolo di I. Tagliaferri “Demone o Donna” in LiBeR n. 79, luglio-settembre 2008). È sicuramente una figura suggestiva, come gli altri personaggi che si muovono in un mondo di aria, di acqua, di luce, di feste, di cibi, in cui la tragica storia d’amore si stempera trovando nel finale un felice epilogo.
Maria Letizia Meacci(da LiBeR 81)