In Europa, in modo multiforme e non sempre sincrono tra stato e stato, abbiamo assistito negli scorsi decenni a un lungo travagliato percorso verso un’educazione sessuale olistica, basata sul rispetto dei diritti umani, con la progressiva diffusione di legislazioni e programmi nelle scuole e l’evoluzione da modelli più restrittivi a modelli più estensivi, dove alla prevenzione si accompagna sempre più la promozione di ‘life skills’": Piero Stettini, Vicepresidente Federazione italiana Sessuologia Scientifica, analizza nel suo articolo su LiBeR 139 i contenuti delle linee guida internazionali sull'educazione sessuale, che in Italia ancora non è introdotta nelle scuole come obbligatoria.
"I primi programmi nelle scuole - scrive Stettini - sono partiti in Svezia negli anni ’40 del secolo scorso, obbligatori dal 1955, e negli anni successivi in molti paesi sono state introdotte leggi
politiche o strategie con un mandato scolastico obbligatorio nella quasi totalità dei paesi europei, con l’eccezione di Italia, Lituania, Croazia, Romania e Bulgaria. Generalmente l’educazione sessuale inizia alle primarie e prosegue nelle secondarie, spesso integrata all’interno di materie più ampie, passando da temi come la conoscenza del corpo e le relazioni a temi che toccano la sfera dei rapporti sessuali, la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse e delle gravidanze non desiderate. Nei paesi dove l’educazione sessuale viene ben sviluppata, vi è un maggior ricorso alla contraccezione tra i giovani e le percentuali di gravidanza tra le adolescenti sono più basse". Illustrazione di Giulia Sagramola per LiBeR 139.