Justyce McAllister, 17 anni, studente modello all’ultimo anno della Braselton Preparatory Academy di Atlanta, capitano della squadra di dibattito della sua scuola con un QI da genio, crede fermamente al messaggio sulla lotta non violenta per i diritti dei neri lanciato da Martin Luther King nel discorso di accettazione del Nobel per la Pace nel 1964. È convinto che impegnandosi al massimo riuscirà a sgretolare i pregiudizi e a evitare le discriminazioni di cui ancora sono vittime gli afroamericani. Ma avere la pelle nera, in Georgia, segna ancora il destino di tanti giovani e ragazzi. E quando Justyce si ritrova ingiustamente inchiodato a terra con le manette ai polsi, anche la fede negli insegnamenti di Martin Luther King – a cui scrive lunghe lettere di riflessione sotto forma di diario – inizia a vacillare, per crollare definitivamente di fronte all’uccisione del suo miglior amico, Manny. Il punto di vista di Justyce ci spiazza, ci fa vedere gli eventi in un’altra prospettiva, attraverso una narrazione essenziale e coinvolgente che tratteggia personaggi ben caratterizzati, colti nelle loro contraddizioni e nella loro complessa umanità. Non ci sono facili risposte in questo romanzo, non c’è il lieto fine, la giustizia non ne esce vincitrice, nonostante il nome del protagonista. C’è la consapevolezza che crescere è complicato, ma ancora più complicato è quando hai la pelle nera, nonostante tutti gli sforzi che tu possa fare. Alla fine di questo dialogo interiore con Martin Luther King e con sé stesso, Justyce capisce che forse si sta ponendo la domanda sbagliata: perché prima di sapere che cosa fare, dovrebbe scoprire chi è e in che cosa crede. E in questo sta la sfida fondamentale che deve affrontare.
Un romanzo durissimo, che nulla concede al lieto fine. E proprio per questo capace di graffiare la sensibilità del lettore e della lettrice e di aprire la strada a importanti domande. Un romanzo di cui in America è già possibile leggere il seguito, Dear Justyce, e che si colloca nel solco della nuova narrativa afroamericana, in cui i giovani protagonisti, soggetto e non più solo oggetto della narrazione, ci consentono di guardare alle storie raccontate attraverso lo sguardo di chi quelle storie le ha direttamente sperimentate.
Gabriela Zucchini (da LiBeR 137)
Dear Martin
Nic Stone ; trad. di Anna Rusconi
EDT-Giralangolo, 2022, 240 p.
€ 14,00 ; Età: da 14 anni