L’autrice, di solito, “traduce”. Trova le parole giuste per farsi intendere. Nel senso che le cerca, le parole, le corteggia, le incoraggia, perché siano proprio loro e solo loro a determinare il verso di un cammino, a farsi il tramite di un’anima. Si comporta così anche in queste pagine dove invece "scrive". Si chiama Stella, la creatura voce di se stessa nel racconto. È una ragazzina di imminente pubertà. Ama l’arte, intesa come passione che coltiva attraverso le opere altrui, cercando Monet su internet, macerandosi con Ligabue nell’avvertita affinità, perdendosi letteralmente al museo di arte contemporanea. E cimentandosi personalmente. Anche se non sono disponibili sulla pagina, i suoi disegni, vividi di parole, si rendono visibili nel fondale marino disegnato sulle pareti della sua camera, come nell’inseparabile quadernetto pronto a raccogliere la sua ispirazione. È quell’immersione nelle forme e nei colori degli animali dipinti, soggetti elettivi, che le ridona il respiro, sottratto all’affanno del sentirsi diversa, afflitta da una malformazione a una mano. La sua mano “pinna”, accuratamente nascosta nella tasca, ma risaputa a casa come a scuola. Su quella mano speculano gli altri e Stella si dispera da sola.
A fronteggiare famigliari un po’ gretti e feroci compagni di scuola, dediti a una sfrenata caccia al diverso, compare, come miracolo, nel giardino condominiale dove ha casa la ragazzina, un oggetto all'apparenza banale. È “la panchina delle cose difficili” che diventa zona franca, approdo, isola per naufraghi della vita. Lì si ritrovano Stella ed Emil, i giovani ritrosi che hanno sogni e illusioni e Agatina e Jerry, i meno giovani, senza sogni e con rimpianti lontani. Amici. Su quella panchina Stella penserà di essere finalmente come gli altri, nascondendo la mano. Su quella panchina si dispererà smascherando la mano. E ancora, su quella panchina si pacificherà adoperando la mano. Un romanzo d’anima, di sensibilità acuita dal dolore, di riscatto privato e infine di palese riconoscimento. Ma anche uno sguardo d’intorno, in cui ironia, amarezza, sconforto si stemperano nella parola appropriata, nella sfumatura luminosa, nella piccolissima speranza avanzata dal concetto più profondo. In una “traduzione” perfetta di sé.
Rosella Picech (da LiBeR 135)
La panchina delle cose difficili
Linda Traversi
Einaudi Ragazzi, 2022, 317 p.
€ 15,50 ; Età: da 13 anni