Il testo integrale di Bambi, scritto da Felix Stalten e uscito in Austria nel 1923, verrà ripubblicato per la Princenton Press, con la traduzione di Jack Zipes, che da sempre sostiene che il libro fosse in realtà rivolto al mondo degli adulti, e che riflettesse l’atmosfera causata dal crescente e aggressivo antisemitismo tedesco. La notizia dell'imminente pubblicazione del testo originale, segnalata da Mino Bahbout nel suo articolo "Non è Disney la vera storia di Bambi", uscito su Repubblica lo scorso 7 gennaio, ci ha suggerito l'occasione giusta per riproporre la recensione che Agata Diakoviez, nel 2016, aveva scritto su LiBeR 111 per l'edizione italiana della storia di Bambi, edita da Castelvecchi e tradotta da M. Chiarini, dove segnalava come il libro di Stalten fosse un'allegoria della società in cui Stalten viveva.
Siamo felici di riproporre questa recensione e di continuare a parlare della storia di Bambi di altre che hanno lasciato tracce importanti nel tempo, perché, come ci ha scritto la stessa Agata Diakoviez, questo "è la conferma che le storie sono portatrici di verità tanto quanto la realtà, e noi che di storie ci nutriamo riusciamo a stare
nella realtà con gli occhi pieni di incanto e disincanto insieme".
Nel nostro rapporto con la natura gli animali non sono inclusi. Bisognerà ammettere che i paesaggi bucolici includono solitamente animali di piccola taglia, o comunque quelli che crediamo meno pericolosi. La maggior parte di noi non ha nessuna conoscenza diretta del mondo animale; ai bambini di oggi è stato totalmente negato il contatto con esso: c'è il gatto, il cane e giù di lì. Come viene rappresentato e raccontato oggi il mondo animale, in un mondo in cui tutto è addomesticato? sono alcune delle domande che suscita la lettura del romanzo Bambi. Felix Salten, il suo autore, scrive agli inizi del ’900, uno dei romanzi più veri dedicati alla natura, animali inclusi. Il romanzo di Salten, cacciatore e amante al contempo della natura, propone attraverso il racconto della vita nella foresta uno specchio autentico dei rapporti tra gli uomini. La celebre versione disneyana fu epurata delle parti che avrebbero potuto innescare il meccanismo del dubbio sulla bontà tra simili. Salten parlava del Bambi Disney, per sottolineare che era un'altra cosa rispetto a quella che lui aveva scritto. Il film gli piacque, ma non era quella sua storia. L'editore Castelvecchi ha accompagnato questa nuova edizione con un interessante prefazione firmata da Paul Reitter, uno studioso di lingua e letteratura tedesca, che ha riletto l'opera di Salten collocandola nel contesto in cui fu sviluppata: Salten, ebreo, scrive Bambi nel 1923, nel momento in cui dopo la grande guerra si seminava a piene mani la follia che avrebbe portato alla seconda. Egli sostiene che Salten avesse voluto spingere, con la storia di Bambi, gli ebrei a compiere la scelta della fuga verso la Palestina. Oggi possiamo affermare che, visto come sono andati i fatti, molti forse credettero più alle favole che alla storia di Bambi. Di sicuro quello che fa Salten è il ritratto lucido di quello che accade in qualsiasi società, animale e non, ogni volta che la paura dell'altro costringe gli uni a difendersi dagli altri, mostrando come il modello di violenza e sopraffazione della vita nella foresta sia ben radicato in qualsiasi realtà urbana, con la differenza che rispetto agli animali noi ci reputiamo esseri con un intelligenza superiore.
Agata Diakoviez (da LiBeR 11)
Bambi. Una vita nella foresta
Felix Salten; trad. di M. Chairini
Castelvecchi, 2015, 139 p.
(Cahiers)
€ 16,00 ; Età: da 10 anni