Guido Quarzo
Salani, 2008, p. 100
(Gl’istrici)
€ 7,00; Età: da 10 anni
Mark Twain nell’introduzione a Huck Finn scriveva: “Chi cerca di trovare uno scopo in questa narrazione sarà perseguito a termini di legge; chi cerca di trovare una morale verrà bandito”. Non diversamente Guido Quarzo avverte: “in questa storia non c’è nessun messaggio: sull’amicizia, sull’amore, sul tempo che passa, sulla vita e sulla morte ognuno pensi quel che vuole”. Anche questa, come tutte le altre di Quarzo, è una storia fatta di leggerezza, eleganza, humour, fantasia (non fantasticheria fine a se stessa), equilibrata e temperata rodarianamente secondo logica e grammatica fantastiche, con Metodo, cioè uso della ragione nel miglior modo. Il Metodo continuamente evocato è proprio quello di Cartesio, che è anche il nome del vecchissimo libraio che se ne sta nel seminterrato di una cartoleria ed è l’unico amico del decenne Nicola, un tipo solitario, che “non socializza” abbastanza e perciò la mamma vuole portarlo dallo psicologo.
Nicola è un bambino “speciale”, come per un altro verso era “speciale” la bambina down di Clara va al mare (Salani, 1999), perché questa è la “missione” di Quarzo, già maestro elementare e ora scrittore e narratore a tempo pieno: raccontare che ogni infanzia è sempre un po’ speciale. Nicola entra nella storia attraverso un armadio (se lo hanno fatto quelli di Narnia perché non può farlo lui?) dove trova un Vice Aiuto Bibliotecario Aggiunto in Prova della Biblioteca Volante (insomma un precario). Per trovare il libraio misteriosamente scomparso Nicola dovrà scrivere una storia su un non meno misterioso libro dai fogli bianchi: L’uomo d’acqua (la vera storia del signor Cartesio). Perché? “Perché le storie fanno succedere cose diverse” capisce finalmente Nicola.
Così “un segnalibro è come una specie di bacchetta magica” non solo per tenere il conto di quello che abbiamo già letto e di quello che dobbiamo ancora leggere”, ma soprattutto “per cercare di rimettere in ordine le pagine del tempo”. Insomma, le storie mettono in ordine le cose, danno un senso alla realtà, alla vita: hanno un inizio, uno svolgimento e una conclusione. In questo caso a lieto fine. Una poesia di Auden data dal signor Cartesio a Nicola, che è innamorato di Simona, fa da filo conduttore al libro, un filo sottilissimo, quasi invisibile, ma robustissimo. Parla dell’amore ovviamente, ma anche del tempo, della vita e della morte. Che gran bugiardo Guido quando dice che nelle sue storie non c’è nessun messaggio…
Fernando Rotondo
(da LiBeR 81)