Autore di più di settanta libri di narrativa storica e di divulgazione, Paul Dowswell nutre una vera passione per la Storia e la musica popolare, e spesso la musica entra nei suoi romanzi come occasione di identificazione e di ribellione. Ce lo racconta in questa conversazione con Gabriela Zucchini.
Nato a Chester, in Gran Bretagna, nel 1957, Paul Dowswell è considerato uno dei più interessanti autori di narrativa storica, sia per il profondo lavoro di documentazione che è alla base dei suoi romanzi, sia per la capacità di coinvolgere i giovani lettori in trame appassionanti e avventurose. Le sue storie ci mostrano le ripercussioni della Storia sulle vite e sulle scelte dei giovani protagonisti, che attraversano gli eventi senza mai rimanerne schiacciati, rivendicando il diritto alla propria identità e umanità, nonostante i pesanti condizionamenti posti dai particolari contesti storici in cui si trovano a crescere: siano quelli della Germania nazista, della Russia stalinista o della soffocante cortina di ferro nel periodo della guerra fredda. La conquista dell’identità individuale si intreccia così con i condizionamenti imposti dalla Storia, facendo emergere la complessità e difficoltà dei singoli percorsi di crescita nei regimi dittatoriali, che sono al centro dell’interesse dell’autore. La sua abilità di narratore affonda le radici in un lavoro pluridecennale nell’editoria, e in una innata curiosità che spazia dalla scienza, alla geografia, alla storia naturale. I suoi libri, editi in Italia da Feltrinelli, hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e sono tradotti in numerosi paesi. Collabora con la Manchester Metropolitan University, presso la quale tiene un corso di laurea specialistica sulla scrittura per giovani adulti.
In Italia per il trentennale dell’abbattimento del Muro di Berlino, ci ha rilasciato questa interessante intervista.
Che significato ha parlare del muro di Berlino ai ragazzi di oggi, a distanza di trent’anni dal suo abbattimento?
George Santayana (scrittore, filosofo, poeta, saggista) ha scritto che “coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”. È importante ricordare ai giovani che la libertà di pensare e di esprimere le proprie idee e opinioni politiche è una conquista recente. Ed è importante sapere come si viveva sotto i regimi dittatoriali e totalitari. Molte persone odiavano vivere nella Germania Orientale, al punto che il regime comunista ha dovuto costruire muri per impedire loro di fuggire.
Come mai hai deciso di scrivere Il ragazzo di Berlino e come ti sei documentato per la stesura della tua storia?
Avevo scritto della vita nella Germania nazista in Ausländer e volevo scrivere anche della vita nella Germania comunista. Il regime della Germania Orientale non era così crudele e spietato come quello nazista, ma esercitava una sorveglianza assoluta su quella che può essere considerata la società più pesantemente controllata nella storia dell’umanità. Un abitante su sei era un informatore della Stasi, la polizia segreta. Questo non significava che tutti fossero sostenitori del regime: molti avevano accettato di spiare i loro concittadini perché ricattati, o per mantenere il loro posto di lavoro o all’università, o per evitare la prigione. Mi sono documentato su questo periodo storico visitando Berlino, leggendo molti libri e guardando documentari e film come Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck. A Berlino ho incontrato persone che avevano vissuto sotto il regime della DDR e le ho intervistate, e ho così potuto ascoltare direttamente com’era la vita in quegli anni.
Sono passati trent’anni dall’abbattimento del muro di Berlino, ma i governi di numerosi paesi non hanno cessato di costruire barriere, tanto che lo storico Carlo Greppi definisce l’epoca odierna come “l’Età dei Muri”. Cosa pensi degli innumerevoli muri innalzati in tante parti del mondo?
Non esiste una risposta semplice a questo che è un problema molto complesso. Nel 1989 nessuno avrebbe immaginato un mondo dominato dalle figure di Donald Trump e di Vladimir Putin, e una economia cinese così potente. Internet era ancora un’idea in embrione e l’utilizzo dei social media per influenzare l’opinione pubblica su scala internazionale sarebbe apparsa come pura fantascienza. Per quanto riguarda la questione dei “muri”, penso che l’Occidente dovrebbe cercare di risolvere alla fonte i problemi che causano le migrazioni di massa. Certamente la politica occidentale in Medio Oriente non ha aiutato, e probabilmente i prossimi cambiamenti climatici determineranno grandi spostamenti di persone. Questo problema è una difficile sfida per i governi e le organizzazioni umanitarie a livello internazionale.
Come è nata la tua passione per la Storia?
Mi piace la Storia perché penso possa essere strana quanto il fantasy o la fantascienza, ma è accaduta per davvero! Hitler e i nazisti, per fare un esempio, hanno ispirato tantissime storie di fantasia e fantascienza: i Dalek, i più grandi nemici di Doctor Who, si ispirano direttamente ai nazisti, così come gli Stormtroopers di Darth Vader in Star Wars. La Storia è piena di storie affascinanti: dai miti dell’antico Egitto ai processi di stregoneria nell’America coloniale, fino all’imposizione forzata di nuove ideologie politiche su intere società, come nella Russia sovietica. La Storia è presente nelle opere di intrattenimento rivolte ai ragazzi e ai giovani, dal cinema alla tv, dal teatro ai videogiochi, ai romanzi. È importante cercare di rendere la Storia interessante per i bambini e gli adolescenti affinché possano comprendere le conseguenze della violenza, dell’intolleranza, del fanatismo politico e religioso. La Shoah, le epurazioni di Stalin, la disastrosa gestione dell’economia cinese da parte di Mao, la pazzia della caccia alle streghe nell’Europa medievale. Spero che questi eventi terribili non si ripetano mai più, ma sospetto che in qualche modo ritorneranno, in una forma o nell’altra. Anche nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a terribili massacri nell’ex Jugoslavia e in Ruanda, e alla nascita di uno strano fascismo religioso in Medio Oriente. La libertà di pensiero è un aspetto vitale della salute, della felicità e del progresso umano. Hitler, Stalin, l’Inquisizione, lo Stato islamico, erano e sono, tutte quante, forze che contrastano direttamente questi valori. Ciò che li accomuna è la convinzione assoluta che il loro sia l’unico vero modo di guardare il mondo. Si tratta di un punto di vista molto pericoloso quando è alleato con il potere assoluto.
Nei tuoi romanzi, in particolare in Il ragazzo di Berlino, spesso entra in gioco anche la musica: che funzione ha la musica nelle tue storie e nella tua vita personale?
La musica non influenza in modo diretto la mia scrittura ma è assolutamente centrale nella mia vita. Suonare e ascoltare musica è uno dei miei più grandi piaceri. Suono il piano e la chitarra e mi piace anche cantare. E amo tutta la musica, da Bach ai Clash, ai Beatles. La musica mi aiuta a uscire dalla solitudine della scrittura, è un’occasione importante di incontri e di amicizie.
Come mai hai deciso di scrivere libri per ragazzi?
Scrivo per tutti, ma i miei lettori sono principalmente adolescenti. Anche gli adulti possono leggere i miei libri e in Francia alcuni miei romanzi sono pubblicati per adulti. La lettura è un’attività essenziale per i bambini e i ragazzi. Incoraggia l’empatia e sviluppa la concentrazione e la capacità di “vedere le cose attraverso punti di vista diversi”. I ragazzi che leggono fanno meglio a scuola e nella vita - è un fatto scientifico!La narrativa per giovani adulti può essere tanto complessa e impegnativa quanto la narrativa per adulti.
In quali progetti di scrittura sei attualmente impegnato?
Al momento mi sto dedicando a due storie: una ambientata in Inghilterra durante la rivolta dei contadini del 1381, l’altra a Londra, in Olanda e in Germania nell’ultimo anno della seconda guerra mondiale.