Ma fenomeni quali bullismo, pestaggi, accoltellamenti, spaccio di stupefacenti, violenze sessuali e guerriglia urbana con protagonisti adolescenti, che si pensava fossero appannaggio dei ghetti urbani d’oltreoceano, si stanno radicando a Londra e in molte altre periferie delle città europee, da Napoli a Stoccolma, da Berlino a Parigi. Un tema così non poteva non catalizzare l’attenzione dei romanzieri YA, tanto che, negli ultimi anni, alla produzione che si è andata infittendo hanno contribuito, tra gli altri, autori del calibro di Spinelli, Almond e Brooks, rendendo piuttosto elevato il livello letterario da emulare.
Orangeboy, noir metropolitano pluripremiato in patria, entra in questo club di sofisticate narrazioni dalla porta principale e vi occupa un posto di primo piano. Marlon, protagonista di colore e narratore in prima persona, ha sedici anni, una madre bibliotecaria e una buona reputazione a scuola. La sua famiglia sta lentamente emergendo dalla brutta vicenda del fratello, rimasto coinvolto in una storia criminale e in un incidente automobilistico che gli ha procurato una disabilità mentale. Gli sforzi della madre e del suo nuovo compagno —e pure le buone intenzioni di Marlon — sono tesi a raggiungere un nuovo equilibrio e a riacquistare un po’ di serenità dopo tante sofferenze. Ci penserà la bella e sfortunata Sonya a frantumare questo sogno, con le sue pasticche di ecstasy e la sua affiliazione a una banda i cui scopi solo lo svolgersi dell’articolato e avvincente plot chiarirà. Interessante, in questo ampio e dettagliato affresco dei nostri giorni violenti, sarà scoprire se Marlon riuscirà a mantenere la sua integrità fisica e morale e a non sprofondare al di là della porta che all’improvviso gli si è aperta davanti e lo ha risucchiato in uno scenario da incubo.
Riccardo Pontegobbi
(da LiBeR 123)
Orangeboy
Patrice Lawrence; trad. di I. Maria
Edt Giralangolo, 2019, 444 p.
€ 18,00 ; Età: da 14 anni