Todi, giugno 2018
La Biblioteca comunale di Todi funziona bene? Trasferiamo la direttrice
Comunicato di Rosa Maiello, Presidente nazionale AIB, 11 giugno 2018
Ricordate? A dicembre 2017 avevamo denunciato un tentativo di censura sulle collezioni della Biblioteca comunale di Todi () e avevamo esortato l’amministrazione locale a preoccuparsi piuttosto di sostenere l’egregio lavoro di quella Biblioteca per tutte le fasce di pubblico non solo locale. Si tratta infatti di una biblioteca che finora, oltre a valorizzare nel modo migliore possibile il patrimonio storico (comprendente anche numerosi manoscritti e cinquecentine) e ad aggiornare secondo i migliori standard biblioteconomici le raccolte e i servizi, partecipa a importanti attività nazionali, da Manus online a SBN a Nati per leggere, e svolge innumerevoli programmi di promozione del libro e della lettura per tutte le fasce di pubblico, tanto da avere registrato un’affluenza nell’ultimo anno di oltre 12.000 frequentatori. In una città di scarsi 18.000 abitanti come Todi e in una nazione dove, secondo un’indagine ISTAT, la media dei frequentatori delle biblioteche è del 15%, si tratta di un dato estremamente lusinghiero, di cui rendere merito anzitutto alla direttrice della struttura, Fabiola Bernardini, ringraziando il cielo che tra le risorse umane del Comune operi una bibliotecaria in possesso di elevate competenze, comprovate anche da numerose pubblicazioni, e animata da una straordinaria motivazione al lavoro che le ha permesso di conseguire questi risultati a dispetto della esiguità del personale assegnato alla struttura.
Bene. Il 7 giugno abbiamo appreso, dall’Albo pretorio comunale di Todi, che con delibera di giunta n. 157 del 24 maggio 2018, è stato approvato un “nuovo assetto organizzativo della macrostruttura dell’ente” ove tra l’altro si dispone il trasferimento della direttrice della Biblioteca Fabiola Bernardini al Servizio Urbanistica.
Ammetterete che è davvero arduo capire come sottrarre alla Biblioteca una professionalità infungibile (Berardini tra l’altro è esperta in codicologia e catalogazione di manoscritti e libri antichi) e incardinarla nel Settore Urbanistica possa rispondere alle esigenze dichiarate nella delibera di “meglio corrispondere alle esigenze della collettività amministrata”, “…. Ottimizzando le potenzialità e competenze del personale in servizio” e, purtroppo, nella corposa documentazione allegata all’atto non è dato trovare alcuna plausibile risposta a questo interrogativo. Né è dato capire come l’amministrazione comunale, privando la Biblioteca dell’unica risorsa in organico in possesso di adeguate competenze, pensi di poter rispettare quanto disposto dall’art. 9-bis del Codice dei beni culturali sui profili da preporre ai servizi bibliotecari.
Nel silenzio delle carte, il fatto ha proprio tutta l’aria della solita forma di censura indiretta che ha sempre colpito le biblioteche in tutte le epoche storiche: si fa in modo che muoiano in sordina togliendo ad esse autonomia e risorse, a cominciare dai bibliotecari provvisti di etica professionale. Piegare le persone con misure burocratiche apparentemente neutrali è infatti la forma più diffusa ed efficace di censura: passa il più delle volte in sordina e opera da esempio nei confronti di tutti gli altri dipendenti, affinché si conformino all’ideologia aziendale.
Un paradosso delle biblioteche pubbliche è però che esse non nascono per rispondere all’ideologia aziendale: questi istituti esistono per promuovere libertà di espressione, confronto delle idee, pensiero critico e, per rispondere alla loro funzione, i bibliotecari dovrebbero basarsi unicamente su criteri ispirati alla deontologia e alla metodologia professionale di selezione e organizzazione delle raccolte e dei servizi, non sulle idiosincrasie dei governanti di turno che pure hanno il potere di disporre dei loro finanziamenti e delle loro dotazioni.
Il caso di Todi – prima la censura sulle raccolte, poi il trasferimento della bibliotecaria – dimostra che, sebbene i governi locali e nazionale siano tenuti al rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica italiana, a molti amministratori sfugge il nesso tra questi obblighi e quello di assicurare un servizio bibliotecario coerente con i valori del pluralismo e della democrazia partecipativa.
È vero che in Italia non esiste uno standard (una legge!) nazionale che possa chiarire le idee a tutti e prevenire storture, ma un fondamentale documento di riferimento è il Manifesto IFLA/UNESCO sulle biblioteche pubbliche (), ove si incoraggiano i governi a sostenere questi istituti impegnandosi attivamente nel loro sviluppo e, nell’indicare i requisiti minimi delle raccolte e dei servizi bibliotecari, si afferma: “I materiali devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società, così come la memoria dell’immaginazione e degli sforzi dell’uomo. Le raccolte e i servizi non devono essere soggetti ad alcun tipo di censura ideologica, politica o religiosa, né a pressioni commerciali”.
In nome di questi valori fondamentali, l’AIB chiede che il Comune di Todi annulli o revochi il provvedimento in questione e a questo scopo intende mobilitare, in Italia, in Europa e sul piano internazionale, tutte le associazioni della società civile interessate alla difesa della libertà di espressione e degli istituti che la incarnano.
La presidente nazionale
Rosa Maiello
Roma, 11 giugno 2018
Todi, dicembre 2017 Comunicato di Rosa Maiello, Presidente nazionale AIB, 11 giugno 2018
Ricordate? A dicembre 2017 avevamo denunciato un tentativo di censura sulle collezioni della Biblioteca comunale di Todi (
Bene. Il 7 giugno abbiamo appreso, dall’Albo pretorio comunale di Todi, che con delibera di giunta n. 157 del 24 maggio 2018, è stato approvato un “nuovo assetto organizzativo della macrostruttura dell’ente” ove tra l’altro si dispone il trasferimento della direttrice della Biblioteca Fabiola Bernardini al Servizio Urbanistica.
Ammetterete che è davvero arduo capire come sottrarre alla Biblioteca una professionalità infungibile (Berardini tra l’altro è esperta in codicologia e catalogazione di manoscritti e libri antichi) e incardinarla nel Settore Urbanistica possa rispondere alle esigenze dichiarate nella delibera di “meglio corrispondere alle esigenze della collettività amministrata”, “…. Ottimizzando le potenzialità e competenze del personale in servizio” e, purtroppo, nella corposa documentazione allegata all’atto non è dato trovare alcuna plausibile risposta a questo interrogativo. Né è dato capire come l’amministrazione comunale, privando la Biblioteca dell’unica risorsa in organico in possesso di adeguate competenze, pensi di poter rispettare quanto disposto dall’art. 9-bis del Codice dei beni culturali sui profili da preporre ai servizi bibliotecari.
Nel silenzio delle carte, il fatto ha proprio tutta l’aria della solita forma di censura indiretta che ha sempre colpito le biblioteche in tutte le epoche storiche: si fa in modo che muoiano in sordina togliendo ad esse autonomia e risorse, a cominciare dai bibliotecari provvisti di etica professionale. Piegare le persone con misure burocratiche apparentemente neutrali è infatti la forma più diffusa ed efficace di censura: passa il più delle volte in sordina e opera da esempio nei confronti di tutti gli altri dipendenti, affinché si conformino all’ideologia aziendale.
Un paradosso delle biblioteche pubbliche è però che esse non nascono per rispondere all’ideologia aziendale: questi istituti esistono per promuovere libertà di espressione, confronto delle idee, pensiero critico e, per rispondere alla loro funzione, i bibliotecari dovrebbero basarsi unicamente su criteri ispirati alla deontologia e alla metodologia professionale di selezione e organizzazione delle raccolte e dei servizi, non sulle idiosincrasie dei governanti di turno che pure hanno il potere di disporre dei loro finanziamenti e delle loro dotazioni.
Il caso di Todi – prima la censura sulle raccolte, poi il trasferimento della bibliotecaria – dimostra che, sebbene i governi locali e nazionale siano tenuti al rispetto della Costituzione e delle leggi della Repubblica italiana, a molti amministratori sfugge il nesso tra questi obblighi e quello di assicurare un servizio bibliotecario coerente con i valori del pluralismo e della democrazia partecipativa.
È vero che in Italia non esiste uno standard (una legge!) nazionale che possa chiarire le idee a tutti e prevenire storture, ma un fondamentale documento di riferimento è il Manifesto IFLA/UNESCO sulle biblioteche pubbliche (
In nome di questi valori fondamentali, l’AIB chiede che il Comune di Todi annulli o revochi il provvedimento in questione e a questo scopo intende mobilitare, in Italia, in Europa e sul piano internazionale, tutte le associazioni della società civile interessate alla difesa della libertà di espressione e degli istituti che la incarnano.
La presidente nazionale
Rosa Maiello
Roma, 11 giugno 2018
Nuovo caso di censura a Todi
Comunicato di Rosa Maiello, Presidente nazionale AIB, 1 dicembre 2017
A
Todi (17.000 abitanti) l’Assessore alla famiglia e l’Assessore alla
cultura, allo scopo di rendere la Biblioteca civica “maggiormente
fruibile da coloro che forse più di tutti sono benvenuti, cioè i bambini
con le loro Famiglie”, fanno proprio – attraverso un atto formale
inviato alla Giunta comunale – la richiesta di un’associazione che ha
raccolto 205 firme per rimuovere dalla sezione dedicata ai bambini
alcuni libri per bambini con contenuti riguardanti temi “… divisivi tra
le famiglie come l’omogenitorialità, la gestazione per altri, piuttosto
che le unioni same sex e altri contenuti di carattere sessuale e,
tutt’al più, collocarli in spazi a loro non riservati, con le adeguate e
specifiche ed esplicite indicazioni rivolte al pubblico”.Se il fatto non fosse un fatto grave (è un caso di censura e di emarginazione), potremmo ironizzare chiedendoci dove gli zelanti assessori collocherebbero – in una Biblioteca con una sezione dedicata alla culinaria – i libri di cucina vegetariana per non urtare la sensibilità dei carnivori, o viceversa.
Biblioteche come quella di Todi – che è inserita nel Servizio Bibliotecario Nazionale, aderisce all’AIB ed è attiva nel progetto Nati per leggere – offrono servizi specializzati per l’infanzia che comprendono lo sviluppo di collezioni di qualità e la promozione della lettura e dell’apprendimento. Sarebbe bene che i politici lasciassero alla Biblioteca il compito di organizzare al meglio le collezioni e i servizi e sostenerne lo sviluppo, invece di impegnarsi a nascondere i libri.
E quale vantaggio possono trarre i bambini e tutti gli abitanti di Todi, se la biblioteca diventa un luogo dove i libri si nascondono, un luogo che asseconda i conformismi e i pregiudizi di certi adulti? Per esempio, Zaff è un bambino, nato dalla penna di Manuela Salvi e dalle illustrazioni di Francesca Cavallaro, che vuole vestirsi da principessa e nessuno lo capisce, finché incontra una bambina che gli cede il suo vestito da principessa, del quale è stufa, e finalmente può infilarsi la divisa da portiere di una squadra di calcio come desiderava. Cosa avrà fatto di male Zaff ai grandi per essere escluso dalla sezione per bambini della biblioteca?
L’AIB condivide e sottoscrive la reazione della Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Umbria Maria Pia Serlupini, che ha dichiarato: “I libri hanno la grande forza di farci crescere, di far conoscere, di presentare idee e possibilità, di aiutarci a comprendere le diversità e a rispettare le differenze tutte come risorse e valori”.
Anche a questo servono le biblioteche, a comprendere le diversità e a farci crescere. Provino i grandi a mettersi nei panni dei bambini, magari in quelli di Zaff: ci guadagneranno in sensibilità e apertura mentale.
Rosa Maiello
Presidente nazionale AIB
Roma, 1 dicembre 2017
Verona, luglio 2017
Comunicato di Rosa Maiello, Presidente nazionale AIB, 5 luglio 2017
“Verona ha un tessuto culturale ricco e diffuso. Valorizzare questo tessuto significa rendere la città più viva, aperta e coesa, rafforzare le eccellenze e innescare dinamiche di crescita virtuosa. […] Cultura deve essere per noi sinonimo di futuro, di sviluppo, di libertà e di crescita economica […. ] per una condivisione allargata e quanto più corale delle iniziative da perseguire, anche e soprattutto in chiave culturale“.
Perbacco, questo sì è parlare chiaro! Chi di noi non avrebbe sottoscritto le dichiarazioni a pagina 9 del programma elettorale del neoletto sindaco di Verona?
Peccato, però, che l’unica volta in cui si menzionano le biblioteche in questo corposo programma sia a pagina 18, precisamente alla voce “Famiglia”, tra il punto riguardante il “contrasto alla diffusione delle teorie del gender nelle scuole” e quello riguardante l'”impegno a respingere ogni iniziativa (delibere, mozioni, ordini del giorno, raccolta firme, gay pride, ecc.) in contrasto con i valori della vita, della famiglia naturale o del primario diritto dei genitori di educare i figli secondo i propri principi morali e religiosi“.
E no, di biblioteche non si parla mica allo scopo di potenziare gli investimenti sull’acquisto di libri e sui servizi al cittadino, ma solo allo scopo di sventare le presunte insidie annidate nelle loro raccolte: per il neosindaco urge infatti il «Ritiro dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) dei libri e delle pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso; interruzione di iniziative che promuovono anche indirettamente questo stesso obiettivo».
Ci risiamo! Non bastano le minacce “avanzate” connesse alle varie forme di tecnocontrollo, dobbiamo ancora vedercela anche con le forme più anacronistiche di censura tradizionale che, purtroppo, sono assai più frequenti di quanto si creda (per una rassegna dei casi recenti, si veda il lavoro della Commissione AIB Biblioteche per ragazzi.
Che cosa si può replicare ai campioni della democrazia che ignorano o fingono d’ignorare i concetti di stato laico e libertà di espressione? Costoro sono davvero convinti che le biblioteche e le scuole debbano condizionare le menti più giovani rappresentando solo una determinata visione del mondo? Forse, piuttosto che richiamare il Manifesto IFLA/UNESCO sulle biblioteche pubbliche, che hanno tra l’altro il compito di “incoraggiare il dialogo interculturale e proteggere la diversità culturale“, sarà meglio ricordare a questi signori che, nella storia, chi di censura colpisce, di censura prima o dopo perisce: cosa ne penserebbero, ad esempio, se un giorno si concretizzasse quanto narrato da Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo” e un regime contrario al matrimonio e alla famiglia decidesse di ritirare tutti i libri che ne parlano (o magari, per non sbagliare, tutti i libri esistenti)?
Quanto alle biblioteche e ai bibliotecari, l’AIB è pronta ad assicurare pieno sostegno ai colleghi cui fosse imposto il ritiro per ragioni ideologiche di libri presenti nelle raccolte delle loro biblioteche e li invita ad opporsi a misure contrastanti con la Costituzione e con le leggi sui diritti civili.
Rosa Maiello
Presidente nazionale AIB
Roma, 5 luglio 2017
Lettera di Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) alla presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, Rosa Maiello
“Le parole “ritiro dei libri dalle biblioteche”, dalle scuole e persino dai nidi d’infanzia non sono mai accettabili per nessuna ragione”. È il testo della lettera inviata dal presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), Ricardo Franco Levi, alla neo presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, Rosa Maiello.
L’occasione è la notizia che nel programma del neoeletto sindaco di Verona risulta l’impegno per il “ritiro dalle biblioteche e dalle scuole comunali o convenzionate (nidi compresi) dei libri e delle pubblicazioni che promuovono l’equiparazione della famiglia naturale alle unioni di persone dello stesso sesso”.
“Qualunque sia l’opinione, la visione o l’informazione contenuta in quei libri, la mia e la nostra valutazione non cambierebbe. Sento l’urgenza di portare la solidarietà e la vicinanza degli editori italiani e mia personale a tutti i bibliotecari del nostro paese”, ha proseguito il presidente AIE.
“La libertà di espressione e di edizione così come la libertà nelle scelte culturali che presiedono alla formazione di una collezione in biblioteca, e la libertà di insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado – ha ricordato Levi - sono valori fondativi per chiunque lavori in ambito culturale ed educativo che vanno difesi in ogni occasione e prima di tutto nelle nostre società democratiche, perché non possiamo darli acquisiti per sempre”.
“Mi auguro che il sindaco di Verona riveda il suo programma. Invece del ritiro dei libri, potrà impegnarsi a fornire le risorse per arricchire le collezioni delle biblioteche, comprese quelle scolastiche. E per la scelta dei libri si fiderà della professionalità, sensibilità pluralista, competenza e passione dei bibliotecari e degli insegnanti veronesi”, ha detto il presidente AIE.
“A chi reagisce di fronte a libri che giudica sbagliati pensando di ritirarli, nasconderli o bruciarli – ha concluso Levi – sarà nostra responsabilità spiegare come sia più utile, e anche più gratificante, leggerli, e anche scriverli, pubblicarli, distribuirli, venderli, sceglierli, prestarli, conservarli”.
Milano, 5 luglio 2017