Cari Domenico e Riccardo,
quando mi avete chiesto di raccontare ai lettori i primi 25 anni della vostra rivista, mi è stato facile dirvi di sì. Di LiBeR ho ancora il numero 0 (giugno 1988) che testimonia il come e il quando ci siamo conosciuti. Le cose sono andate così. Alla Fiera di Bologna del 1989, Roberto Denti mi dice: “Ci sono due bibliotecari di Campi Bisenzio che stanno facendo una rivista rivolta alle biblioteche e dedicata solo a libri per bambini e ragazzi. Non hanno soldi per pagarsi uno stand. Perché non dai loro un po’ di spazio in quello de La Coccinella?”. è così che ci siamo incontrati. Voi vi siete sistemati col vostro tavolino e i primi due o tre numeri della rivista e – per tutto il tempo della Fiera – avete parlato fitto fitto con un sacco di persone. Tutti bibliotecari. Non potevo crederci!
Ed è così che ho cominciato a frequentare voi e il vostro periodico sul quale da subito scrivevano e dibattevano non solo Denti e Carla Poesio che facevano e fanno parte del comitato scientifico, ma anche Faeti, Bufalari, Carpi, Pitzorno, Valentino Merletti e tutti quelli che avevano voglia di entrare garbatamente nella mischia. Una cuccagna per quegli anni in Italia, quando non c’era praticamente altra palestra di confronto. Ricordo un colto e ironico contributo di Federico Maggioni sull’illustrazione che mi diverte ancora ed è ancora attualissimo.
Da allora le cose sono notevolmente cambiate. Le istituzioni hanno completamente rinunciato al loro ruolo di promotrici della cultura e di finanziatrici di iniziative culturali. Tutto quanto sa di cultura è aborrito dai funzionari pubblici e quasi tutte le nostre biblioteche languono tra abbandono e miseria economica. Voi siete riusciti ad inventarvi altre soluzioni per riuscire ad andare avanti. Bravi! E so che ce la farete.
Ce la faremo a dimostrare che il libro per bambini e ragazzi continua ad essere una realtà importante che contribuisce a tenere vivo un Paese che invece ha perso la bussola. Che vive in una sorta di era barbarica e di guerra strisciante e non dichiarata contro la cultura che ha le sue molte vittime.
Tenete duro, ragazzi. E buon lavoro.
Loredana Farina