Il cucciolo (1953)
di Marjorie Kinnan Rawlings, 1896-1953
Agli adolescenti di oggi, un adolescente di ieri, quel Jody che vive la sua avventura umana nel corso dell'espansione pionieristica di fine Ottocento, si presenta sotto due aspetti, entrambi capaci di attrarre, di comunicare, di far crescere. Al centro della prima parte della sua evoluzione c'è l'amore totalizzante per Flag, il cucciolo, il cerbiatto meraviglioso che porta fino a lui il senso di una natura fuggevole e lieta, densa di brevi estasi che regalano amore, felicità, freschezza. Con l'amicizia che lo lega a Flag, tutto viene ridefinito e ridimensionato: l'aspra distanza che la madre mantiene nei suoi confronti dopo tanti figli perduti, l'invidia per i Forrester che sono in tanti e dominano la foresta, il rispetto e la pena per il padre che invece combatte da solo la battaglia per la vita. La Florida, che è la frontiera naturale di questa espansione, non possiede quel volto equivoco nato dagli errori di un ecologismo modaiolo e di maniera: non contiene una natura buona, non cela un'ostilità deterministica. Mentre si passa dal primo al secondo aspetto, si scopre, con Jody e con gli adolescenti capaci di decifrarlo davvero, che la natura si lega davvero solo al lavoro dell'uomo. Così l'adolescente che gioca con Flag in riva la ruscello non può durare per sempre e dice agli adolescenti che l'adolescenza non è eterna, che si cresce, che ci si sacrifica, che tutto nasce dal lavoro.
Un'etica perentoria, severissima, che non nasce dai sermoni o dai predicozzi, ma scaturisce dall'osservazione e dalla sofferenza, un'etica indispensabile mentre la natura è oggi umiliata dalla televisione delle merendine. Jody non crescerà bamboccione e narcisista, il bosco, la fame, il lavoro, la sofferenza ne faranno semplicemente un uomo vero.
Il film Il cucciolo di Clarence Brown, del 1946, con Gregory Peck nella parte del padre, andrebbe ritrovato e utilizzato.
Il pittore di riferimento è Ned Young