Bonjour tristesse (1954)
di Françoise Sagan, 1935-2004
Il libro è stato appena riedito, a 55 anni dal suo trionfo mondiale fondato su decine di milioni di copie; l'autrice è morta da 5 anni: della diciannovenne che, con un romanzo, diede il volto a un'epoca, restava solo il ricordo, perché Sagan, malgrado avesse prodotto tante altre opere di successo, era sprofondata nell'amarissimo labirinto di una vita sbagliata, piena di umiliazioni. Ma la ragazzina protagonista del suo primo romanzo ha una caratteristica che le può consentire, anche oggi, di entrare in modo utile nell'immaginario adolescenziale. I suoi turbamenti, le sue ansie, le sue malinconie, la stessa fredda determinazione con cui conduce fino a un incidente mortale la donna con cui suo padre sta per risposarsi, non direbbero nulla se non fossero riportati, molto strettamente, alla Francia, ma anche all'Italia, del 1954. Questo perché c'era allora, tra i due paesi, un parallelismo storico-politico su cui è molto interessante indagare. Con la sconfitta di Dien Bien Phu la Francia si avviava a liquidare il suo immenso impero coloniale, così come aveva fatto l'Italia qualche anno prima; i conti mai fatti davvero con la disfatta del Quaranta e con i quattro anni di occupazione tedesca, ora ritornavano attuali, dopo un altro disastro militare.
I giovani come la Sagan e come la protagonista del suo libro vogliono soprattutto dire agli adulti che non vogliono più essere coinvolti nei loro disastri e pretendono di essere ascoltati anche in modo perentorio. Ma diventano, soprattutto, gli emblemi di quella malinconia, di quella tristezza, di quel sentimento impreciso e dolente che, fin dal titolo, domina il volume.
Mentre Claudio Villa canta Buongiorno tristezza, l'Italia del 1954 segue le grigie vicissitudini del "caso Montesi", teme di perdere Trieste per sempre, pensa di essere ripiombata nella coltre di inibente perbenismo rotta nel 1945.
Il pittore di riferimento è Maurice Utrillo (1883-1955)