Schiavo d'amore (1915)
di William Somerset Maugham, 1874-1965
Ora che questo romanzo ha raggiunto la gloriosa collocazione nel catalogo Adelphi, gli si può rendere l'omaggio che meritava da sempre, e proporlo alla lettura adolescente come un testo in cui ritrovare dubbi, esitazioni, tentennamenti, scelte sbagliate, catastrofi, redenzioni.
In bilico tra Ottocento e Novecento, Filippo Carey lascia la provincia inglese per fare il pittore e va proprio a vivere in quella Parigi, capitale del XIX secolo – come disse Walter Benjamin – in cui si sta passando dall'Impressionismo al Post-Impressionismo, dove i Simbolisti vivono accanto ai Fauves e dove la lezione di Van Gogh e di Gauguin ha sconvolto l'orizzonte percettivo in modo determinante.
La ragione prima per la quale il romanzo può essere utilmente offerto alla lettura degli adolescenti di ogni epoca risiede nella perfetta cura con cui l'autore descrive un mondo, con un appassionato tentativo di farne parte e con un'autentica conoscenza di tutte le componenti culturali. Ma il momento più valido, in senso pedagogico, è quello in cui, scoprendo di non possedere un autentico talento artistico, il giovane Carey si mette a studiare medicina e diventa un buon dottore, una svolta salvifica che tutti i giovanissimi dovrebbero pienamente conoscere. Così come è loro riferibile il dramma vero di Carey, cioè l'insuperabile, schiavizzante amore per Mildred, una ragazza che lo rovina, non lo ama, lo disprezza e, di volta in volta, lo porta alla catastrofe. Un insegnamento fondamentale anche questo.
Un altro libro di Maugham, Pioggia, deve essere accostato a Schiavo d'amore; molto utile sarebbe risolvere il problema autentico di quella parola, "schiavo", leggendo Beverley Nichols, Schiavo capovolto, (Il Borghese, 1967).
Del romanzo di Maugham esistono tre versioni cinematografiche: quella del 1934 ha Bette Davis nella parte di Mildred e Leslie Howard in quella di Philip.
Il pittore di riferimento è Paul Gauguin (1848-1903)