Cinque storie ferraresi (1956)
di Giorgio Bassani, 1916-2000
Con attenta considerazione dei fatti, dei luoghi, delle persone, Bassani rievoca cinque vicende paradigmatiche ed esemplari proprio perché legate interamente alla quotidianità di una piccola vicenda provinciale, che trova una protagonista vera nella città di Ferrara.
L'utilità del volume nei confronti di possibili adolescenti di oggi risiede, prima di tutto, in una speciale capacità di creare un certo sguardo, proprio quello che è tanto assente nelle attuali giovanissime generazioni. In fondo, si può dire che Bassani insegni a guardare negli spazi bui, a tener conto di penombre, a non pensare mai che le vicende storiche dimentichino gli umili, gli appartati, i silenziosi. Tragici fatti presenti sulle grandi scene nazionali hanno anche qui puntuali riverberi, nessuno è mai davvero ai margini, il coinvolgimento è totale. Nella patria della sua piccola gente, fra i silenzi del mito suggeriti dalla pittura metafisica, i fascisti di Italo Balbo, le brigate nere dopo il processo di Verona, i braccianti in lotta, gli sconosciuti attivisti, i lettori di provincia fanno i loro conti con la Storia che si precipita a lambirli, a ferirli, a ucciderli.
Si studierà accuratamente lo scenario storico con prolungamenti nei fatti locali, si collegheranno le "storie" al romanzo più noto di Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, si seguirà lo scrittore nell'itinerario, di sapore proustiano, che lo spinge sempre a cercare le connessioni tra ampie ribalte e piccoli palcoscenici di provincia.
Da una delle storie, Florestano Vancini ha ricavato, nel 1960, il film La lunga notte del '43; nel 1970 Vittorio De Sica ha creato il film Il giardino dei Finzi-Contini: sono due utilissimi prolungamenti nei confronti delle pagine scritte, non dimenticando l'appassionata cura del visivo propria di Bassani.
Il pittore di riferimento è Antonio Donghi (1897-1963)