Il grande Meaulnes (1913)
di Alain-Fournier pseud. di Henry-Alban Fournier, 1886-1914
Non è certo un caso se, nel 1935, il grande Arnoldo Mondadori abbia scelto proprio questo libro per iniziare la più prestigiosa e famosa delle sue collane: il libro di Alain-Fournier è infatti il numero uno della prestigiosa "Medusa" che, in piena autarchia culturale, doveva far conoscere ai lettori italiani i migliori romanzi delle letterature straniere.
Scritto pochi mesi prima che il suo autore morisse in guerra sul fronte della Marna, il libro sembra proprio uno straordinario testamento di un giovane che sa di dover scomparire per sempre. Il ritmo che lo pervade è sempre quello del sogno, i contorni delle cose sono estatici e nebulosi, la trama non esiste perché tutto si fonda su un succedersi di estati, di sorprese, di incantamenti. E' il documento unico, irripetibile, di un'adolescenza narrata dall'interno, secondo un itinerario tutto adolescenziale, dove i fatti non sono sottoposti alla gerarchia imposta dal mondo adulto. Lievi accadimenti ed effetti di luce, sussurri brevi e tramonti infiniti, musicalità di parole e incombere della natura qui si succedono come mai era accaduto prima.
Per un uso davvero pedagogico, il volume va però sottratto a questa solitudine luminescente. Il contesto, che va ritrovato e analizzato, è quello di un'epoca che, bella, lieta, felice come veniva definita, ha però scavato le trincee e le ha riempite di sangue. La storia deve far valere i suoi diritti, con date, ragioni, errori, sciagure, morti. Anche in questo senso, però, il libro è paradigmatico, perché la dolcezza del vivere forse ha in sé qualcosa che la fa sconfinare nel canto atroce della mitragliatrice.
Il Proust del tempo di guerra è l'autore che meglio si avvicina ai tramonti silenziosi di Alain-Fournier e alle brezze senza tempo del suo narrare senza scansioni e senza pause.
Gustave Caillebotte (1848-1894) è il pittore di riferimento.