“Il Serpente Bianco” è una fiaba popolare molto amata in Cina. La tragica storia d’amore fra la donna serpente e l’uomo è ancora oggi fonte di ispirazione per il teatro cinese, soprattutto per l’Opera di Pechino, e le sue tracce si ritrovano nei repertori di molte altre importanti compagnie teatrali... Idest ha pubblicato una versione bilingue, italiana e cinese, della fiaba, a cura di Yang Xiaping.
In Cina il Serpente Bianco è una fiaba molto popolare?
Sì, è molto popolare e amata dai cinesi, perché si tratta di una storia d’amore molto commovente e può far piangere a chi la legge.
Nell’antica Cina esisteva già questo racconto?
La sua prima versione risale all’epoca della dinastia Song (960-1279) nel libro “La leggenda delle Tre Pagode del Lago dell’Ovest”. Durante la dinastia Ming(1368-1640), è comparso nel testo “La Dama Bianca imprigionata sotto la Pagoda Leifeng” raccolto nel libro Jinshi Tongyan di Feng Menglong. All’inizio della dinastia Qing(1644-1911) era il tema dell’ opera “La leggenda di Pagoda Leifeng”. Il Serpente Bianco che ho curato io tratta di una leggenda molto conosciuta e citata nella mia città natale di Hangzhou.
È vero che il racconto del Serpente Bianco è sempre stato una forte fonte di ispirazione per il teatro cinese?
Sì, il racconto del Serpente Bianco è sempre stato una forte fonte di ispirazione per il teatro cinese soprattutto per l’Opera di Pechino, e le sue tracce si trovano nei repertori di molte altre importanti compagnie teatrali regionali.
Perché ti è venuta l’idea di scrivere in bilingue questa fiaba?
Da più di dieci anni, ho sempre desiderato di riscrivere questa commovente leggenda in bilingue inserendo in essa tante ricorrenze tradizionali con il desiderio di liberare da me stessa un po’ di nostalgia d’infanzia e di trasmetterla solo a chi voglia ascoltare. Scrivere è come liberare da me i miei pensieri, è vivere, e rivivere gli istanti passati. Vivo in Italia da più di dieci anni, amo la Cina e l’Italia, le due straordinarie lingue anche se sono così diverse mi sono tanto care, ovviamente una fiaba con queste due lingue è più giusta per me, perché non riesco a separarle.
Ti sei sentita ancora molta legata alle tue origini?
Certo di sì, ognuno ha il suo passato, ognuno è legato alle proprie origini, perché occupano una parte importante della vita odierna e futura. Senza le radici, un albero gigante crollerà senz’altro.
Perché hai sempre scelto per i tuoi racconti la doppia lingua, cioè l’italiano e il cinese?
Secondo me, il concetto di multiculturalità non può essere inteso a senso unico. Da un lato, abbiamo bisogno di imparare l’italiano e la cultura italiana, da un altro lato, mi piacerebbe pensare che gli italiani possono imparare qualcosa di cinese ed essere rimasti affascinati dalla cultura cinese e anche dalla scrittura cinese. Comunque il libro bilingue italiano cinese sarà molto utile soprattutto ai ragazzi cinesi per la loro auto formazione nell’apprendimento della lingua italiana.
Quanto possono aiutare le fiabe a far sentire i ragazzi cinesi più vicini a casa?
Secondo me, moltissimo. Anche se vivono in Italia, lontani dalla Cina, i ragazzi cinesi immigrati hanno bisogno di vedere, ascoltare e toccare qualcosa che è di loro appartenenza. Nelle fiabe cinesi, loro ritrovano qualche pezzo del loro mondo, anche se è piccolo, ma tutto quel che scoprono può dare loro il conforto. Un bel racconto cinese per i ragazzi cinesi è un oasi in mezzo al deserto.
Secondo te, esiste una integrazione facilitata?
L’integrazione facilitata esiste solo nella conoscenza reciproca delle culture di appartenenza e nel rispetto delle leggi: questi per me i fondamenti di un buon rapporto civile. Perciò bisogna essere pronti al dialogo, la chiusura in comunità limita l’integrazione.