“Ma veniamo ad un genere letterario di remota antichità e di diffusione universale quale la fiaba. è soprattutto qui che al tema del cibo constatiamo applicarsi una gamma eccezionalmente ricca di spunti prospettici, di modo che è giustificato prevedere, per la ricerca, risultati di spicco. Preliminarmente è necessario distinguere, però, tra fiaba popolare e fiaba d’arte. ... Naturalmente, per ciò che concerne il motivo del cibo (e ogni altro motivo legato al quotidiano), è la fiaba popolare a fornire il maggior numero di riferimenti adatti ad una storicizzazione d’esso, mentre la fiaba d’arte ne sfrutta specialmente le applicazioni astratte e simboliche. Opportuno appare altresì escludere dalla nostra indagine i territori extraeuropei ... Ci si può limitare ad osservare come fuori d’Europa la fiaba popolare risulti piuttosto povera d’aperture verso la sfera alimentare ...
Passiamo ora in rapida rassegna il corpus fiabistico europeo, e procediamo secondo la doppia disponibilità che ci viene offerta. Da un lato, infatti, esso documenta la pratica della nutrizione, dall’altro illustra il patrimonio alimentare, ciè la molteplicità di sostanze di varia provenienza e natura che alla nutrizione concorrono. Circa il primo punto, le fiabe enfatizzano i due poli dell’evento nutrizionale, la situazione della mancanza totale di cibo e quella della sua sovrabbondanza. ... Quanto alla menzione di determinati alimenti, essa si verifica soltanto quando questi rappresentino una deroga dal ‘menu’ quotidiano e vengano a sottolineare il rilievo sociale di chi li gusti ... Ma soprattutto è da qui che può derivare un ausilio decisivo per una datazione del testo fiabistico più approssimata del consueto”.
La direzione di LiBeR
(da LiBeR 77)