Vivian Lamarque
Mondadori, 2007, p. 167
(Arcobaleno)
€ 12,00 ; Età: da 5 anni
Gli italiani si dividono, tra le altre cose, in cinofili e “gattolici”. Più i secondi dei primi, di poco: 7,5 milioni i gatti domestici e 7 i cani. Sul tema esiste tutta una ricca biblioteca, anche per bambini, basti ricordare le deliziose poesie di Raboni, Un gatto più un gatto (Mondadori, 1991). Adesso un’altra Poetessa (con la maiuscola) ne ha scritte: “Belle mi raccomando e tante, non un po’” come le chiede nella prima il da non molto nato Ignazio (“Sì un poco sento / e un poco mi addormento”).
La prima parte del libro racconta l’infanzia felice del gattino nella casa con giardino (e lucertole, uccelli, api e fiori) e l’amore per la bella gatta che sta al piano di sopra: “Aprimi la porta / vado da Zarina./ Ti aspetta? / No le faccio una sorpresa / già me la vedo / tutta languida e distesa”. Poi con la giovinezza arriva la seconda casa, senza giardino né Zarina: “Traslocheremo Ignazio / il primo tempo è finito / sta per cominciare il secondo./ Mi piace sempre meno questo mondo”, “…questo è un appartamento / Ho capito vivrò di cemento”. Ignazio ingrassa, pietisce: “ Dammi un croccantino./ Lo sai che ti fa male./ Ho un’ansia da placare”.
La giovinezza è finita, e siamo alla terza parte: “La pioggia piove / Ignazio non si muove”; da grande poetessa Vivian fruga nel cesto delle filastrocche popolari dialettali per estrarne versi scintillanti come nuovi (qui mi ricorda la ligure “Cioëve bauxina [pioviggina] / a gatta va a maina”). La bella amica muore, ma Ignazio non vuole crederci: “Pedinate il sole / là dove c’è il sole / là c’è sdraiata/ Zarina addormentata./ Scemi vedendola dormire/ vi siete confusi col morire”.
Come i veri poeti Lamarque sa dire, anche ai bambini, soprattutto a loro, con bei versi musicali spesso ravvivati da rime a mezzo, quello che gli etologi scrivono in studi scientifici. Racconta poeticamente con accenti speciali, con tocchi magici, “memori della lezione di Lear e di Scialoja” (Paolo Mauri), che i nostri fratelli minori non umani gioiscono e soffrono, sentono piacere e dolore, provano emozioni e sentimenti come noi umani. Anche allietandoci e confortandoci. Naturalmente l’amore va equamente distribuito fra (da) gatti e cani: “ Ma perché non sei un cane? / Perché non mi fai festa come Brigante?/ E questo ron-ron cos’è, secondo te?”.
P.S. Anche il mio Winnie è invecchiato e non ci vede più: “Morire. Questo a un gatto non si fa” scrive il premio Nobel Szymborska, e Lamarque pone in esergo.
Fernando Rotondo
(da LiBeR 79)