Personalmente ho sempre amato i remake, che lungi dall’impoverire o esautorare un tema offrono la limpida testimonianza di come sia possibile variare in forme diverse ma ugualmente interessanti un medesimo intreccio narrativo (suscitando così anche uno spunto riflessivo sulla realtà, che in effetti non presenta mai niente di veramente nuovo sotto il sole, bensì un intrigante succedersi di scenari e situazioni ricorrenti, le cui analogie creano incessanti appigli per l’elaborazione di approfondimenti intorno alla natura del cosmo e della nostra specie). Peraltro il remake può emergere anche in modo parziale tramite citazioni, perlopiù non dichiarate ma quasi sempre esplicite e la delizia culturale sta proprio nello scovarle, titillando memorie, critiche, confronti.
Un esempio clamoroso in tal senso - transitato un po’ troppo in sordina, tanto che potrebbe rivelarsi una sorpresa - ci proviene dalla saga cult di Harry Potter, dove Rowling sembra aver voluto rendere omaggio all’autrice di fantascienza e fantasy più celebre e amata: Ursula Le Guin. Una pioniera (è nata nel ’29) cui si devono strepitose elaborazioni di modelli fantastici ai quali è stato attinto a piene mani, tale era la loro complessa e sfaccettata ricchezza immaginativa.
Limitandoci nello specifico a Potter puntualizziamo subito, a scanso d’equivoci, che fra le sue storie e la raffinatissima saga di Earthsea della Le Guin, cui stiamo facendo riferimento, ci sono differenze abissali. In Potter l’ambientazione è odierna, esistono due vite parallele (magico-fantastica e reale-babbanica), la magia ha effetti concreti e male e bene sono assai distinti; quello di Earthsea è invece un mondo immaginario e dal sapore medievale, chi ha poteri magici convive con chi non ne ha, solo eccezionalmente la magia ha ricadute concrete e male e bene sono due facce della stessa medaglia.
Ma il punto su cui vogliamo puntare l’attenzione non sono le discordanze bensì la similitudine fra la Scuola di Roke nel primo libro della trilogia di Earthsea, Il mago (1968), e quella di Hogwarts.
Come Potter anche il protagonista Ged inizia l’apprendistato magico da adolescente e, se l’ambiente scolastico descritto da Le Guin è più sobrio, in Hogwarts ritroviamo comunque molto della Grande Casa di Roke e dei suoi corridoi, chiostri, cortili, saloni, torri e sottotetti dove dormono insegnanti e allievi, librerie che ospitano i codici del Sapere e i tomi di Rune e infine della Sala del Focolare, “dove si riuniva tutta la scuola in occasione di festività e cerimonie” (Il mago, Mondadori, 2002, p. 53).
Il preside di Hogwarts, Silente, è “magro e molto vecchio a giudicare dall’argento dei capelli e della barba” (Harry Potter e la Pietra Filosofale, Salani, 1998, p. 12), sulla falsariga del preside di Roke, che è molto vecchio, magro e ha “capelli, barba e tunica bianchissimi” (p. 50). Le materie di studio a Roke, insegnate ciascuna da un diverso Maestro, sono nove, fra cui dominio dei venti, conoscenza di canti e di erbe, metamorfosi, evocazioni e incantesimi, che includono la capacità di volare - e qui le correlazioni con Hogwarts son fin troppo evidenti per essere annotate! Anche Ged, come Potter, ha un animale da cui non si separa mai - una bestia fantastica - e così pure il rettore, che ha un corvo.
Sia a Roke che a Hogwarts c’è un bosco non accessibile ai novizi, un’illuminazione è fornita da luci volanti, gli allievi possiedono un mantello borchiato e fanno giochi magici, tipo barche manovrate per magia, certami d’illusioni e gare di rimpiattino in cui tutti sono invisibili (p. 65). Infine pure Ged ha un amico del cuore semplice, fedele e sincero (mancano invece le allieve).
Un quadro sinottico che è spia di precise citazioni nell’elemento chiave di Potter e della sua fortuna: la Scuola di Magia, appunto. E vien da chiedersi quanto e come n’è consapevole Joanne K. Rowling…
Selene Ballerini
(da LiBeR 60)