Il progetto si è rivolto a coloro che si trovano a dover gestire la difficoltà di non possedere più alcune competenze che facevano parte della loro identità e che hanno la necessità di sviluppare una loro nuova dimensione che sostituisca la perdita di alcuni ruoli ricoperti nella propria vita. Di qui l’importanza di tentare di recuperare uno spazio di espressione e riflessione sul significato e sul valore delle piccole e grandi esperienze della vita, da raccogliere e trasmettere alle generazioni successive.
Per la realizzazione del progetto si è cercato il coinvolgimento di giovani volontari, scelti tra gli studenti della Scuola per operatori sociali “Elsa Morante” di Firenze.
Il Quartiere 3 ha affidato a Idest la fase esecutiva del progetto, dando vita a una collaborazione tra competenze e figure professionali differenti, quali gli assistenti sociali del Quartiere, lo psicologo Marco Venturelli, il giornalista Iacopo Gori, la scrittrice Domenica Luciani.
Il primo frutto di questa collaborazione si è concretizzato nella progettazione e nello svolgimento di un ciclo preliminare di incontri con i giovani volontari.
Tra gli obiettivi del corso, primo fra tutti è stato quello di preparare i giovani all’“impatto” con anziani “reali”, non frutto di immagini stereotipe, e non appartenenti alla propria famiglia di origine. Gli incontri con il giornalista hanno avvicinato i ragazzi alla tecnica dell’intervista e dato suggerimenti per la trascrizione del materiale raccolto che sarebbe poi stato consegnato alla scrittrice per una successiva rielaborazione.
Dopo il corso i volontari hanno iniziato a frequentare per una o due volte alla settimana gli anziani ai quali sono stati abbinati. Questa parte del progetto si è conclusa dopo sei mesi e il bilancio nel suo complesso è stato positivo.
I volontari hanno aderito con interesse, pur mostrando motivazioni di partenza anche molto diverse fra loro. Dai colloqui e dalle discussioni in gruppo, è emerso che questa esperienza a contatto diretto con anziani soli, talvolta malati o comunque costretti a casa, può avere assunto significati differenti per ciascuno di loro:
- per alcuni si è trattato di una prima esperienza più vicina al lavoro che allo studio, con la possibilità di incontrare professionisti in un ruolo-adulto diverso da quello di insegnante e di genitore a cui sono più abituati;
- per altri questo impegno ha rappresentato anche un piccolo test rispetto alla propria motivazione verso un possibile futuro lavoro con persone appartenenti a questa fascia d’età;
- alcuni l’hanno considerata come un’esperienza di volontariato vera e propria, vista come occasione di arricchimento personale e come una valida opportunità per comprendere più da vicino la condizione di solitudine e di emarginazione che alcuni anziani si trovano a vivere.
Incontrando gli anziani i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con vari temi dell’esistenza umana e riflettere sul valore del rapporto tra passato e presente nella vita di un individuo.
La fase conclusiva dell’intero progetto ha visto l’intervento della scrittrice, che ha preparato un testo rivolto agli studenti delle scuole medie inferiori e del biennio delle scuole medie superiori e liberamente ispirato al materiale raccolto dai volontari nell’arco dei mesi di lavoro
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Il libro Un'estate senza età,
L'iniziativa ha coinvolto un gruppo di giovani volontari, studenti della Scuola Elsa Morante di Firenze, e alcuni anziani non autosufficienti.
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