Il filo diretto che unisce genitori e bambini attraverso il libro è rintracciabile in molte opere per ragazzi
Quando e come si deve creare il filo diretto che unisce i genitori ai bambini attraverso il libro perché quella complicità prenda vita? È un feeling che deve nascere molto presto e crescere insieme alla crescita fisica e intellettuale del bambino. Il “molto presto” non significa occuparsi di lettura con il figlio quando va alla scuola materna, ma appena è in grado di capire è bene fargli vedere i cartonati più semplici, con figure di cose, di animali e di persone vicine alla sua esperienza, ma soprattutto è importante raccontargli le fiabe e leggergli le storie illustrate.
Se il bambino capisce che dentro il libro ci sono cose e storie che lo interessano, lo appagano e lo gratificano, che leggere significa entrare in mondi sempre nuovi e affascinanti, si avvierà sicuro verso il piacere del leggere apprendendo con minor sforzo anche la stessa tecnica di lettura. Se poi ricordiamo che il linguaggio verbale è un veicolo importante, anche se non il solo, della comunicazione, leggere ad alta voce ai bambini significa immergerli in un bagno di lingua e nella conoscenza più approfondita della sua struttura.
È a partire da queste e simili considerazioni che Maria Letizia Meacci disegna sul numero 42 di LiBeR un ampio tracciato bibliografico — con numerosissimi esempi tratti dalla letteratura infantile — su un tema che sta assumendo sempre più le caratteristiche di un elemento basilare per favorire nei bambini, ma anche nei ragazzi, la passione del leggere: la lettura ad alta voce.
Del particolarissimo modo di procedere adottato da Meacci in questo suo intervento, diviso in sezioni titolate ciascuna da una frase estratta dal libro-cult della promozione alla lettura Come un romanzo di Daniel Pennac, vi offriamo qui di seguito uno stralcio.
“Nel momento in cui mi pongo il problema del tempo per leggere, vuol dire che quel che manca è la voglia. Poiché, a ben vedere, nessuno ha mai tempo per leggere. Né i piccoli, né gli adolescenti, né i grandi. La vita è un perenne ostacolo alla lettura”
(D. Pennac. Come un romanzo, Feltrinelli)
Se i genitori non hanno tempo per leggere ai figli, o sono indifferenti alla lettura, come si risolvono le storie per bambini? Orsetto Bruno (Orsetto Bruno vuole una storia di Claude Lebrun, Milano, Arka, 1994) chiede a mamma se gli legge un libro, ma la mamma ha da fare, corre da papà, ma sta annaffiando il giardino. Il figlio insiste: “guarda, mamma, perché qui il cane piange?”. “Non lo so, Orsetto Bruno, lasciamo un po’ in pace”. Per fortuna papà ha finito d’annaffiare e legge la storia prendendo il cucciolo sulle sue ginocchia.
Kate (Dove abita il tempo di Vladimir Skutina, Milano, Arka, 1989) è più sfortunata. “Non ho assolutamente tempo, non lo vedi forse?” risponde seccato il papà quando Kate gli chiede di raccontarle una favola. Infatti con un occhio legge il giornale e con l’altro guarda la televisione. Il fratello le risponde in modo sgarbato che non ha tempo per simili stupidaggini e la madre continua a stirare affermando che il tempo è un mostro avaro e cattivo. Nessuno presta attenzione alla bambina, la quale decide allora di andare a cercare il tempo nella torre dell’orologio. Ne scopre il segreto e lo racconterà ai genitori, rendendoli così consapevoli delle sue legittime esigenze.
Anche in Arrivo subito! di Anke Kranendonk (Rotterdam, Lemniscaat, 1998) sono inutili le richieste del maialino alla mamma di leggere e di giocare con lui e, quando la madre finalmente arriva, il piccolo ha già combinato un sacco di guai!
Un’indifferenza senza pentimenti è invece quella dei genitori in Matilde di Roald Dahl (Firenze, Salani, 1989) — padre disonesto venditore di auto e madre teledipendente e accanita giocatrice di bingo — che considerano la loro bambina sciocca, bugiarda, scocciatrice. Matilde ha un unico posto dove andare: la biblioteca. Impara a leggere a tre anni, a quattro ha divorato molti libri, a cinque legge romanzi impegnati. A scuola trova un’alleata nella maestra ma una nemica nella direttrice, che riuscirà però a neutralizzare con il potere magico che a un certo punto emana dai suoi occhi. Quanti sono oggi i genitori come quelli di Matilde? Come ci si può aspettare da loro una lettura in famiglia? I giovani genitori sembra si stiano rendendo conto del problema, ma siamo ancora ben lontani dall’averne convinto la maggioranza che leggere è una ricchezza guadagnata e leggere ai figli è far loro un dono inestimabile.
Maria Letizia Meacci
(da LiBeR 42)
Genitori che leggono
Una proposta di lettura per bambini e ragazzi tratta da Liber Database
Zoe, la bambina che ha imparato a leggere a morsi
Intervista di Iacopo Gori a Patrizio Roversi