“Ho imparato a riconoscere Venere grazie alla mia maestra”. Così sul numero 57 di LiBeR Franco Pacini inizia a raccontare la nascita della sua passione per l’astronomia, tanto forte da farla diventare poi oggetto della sua professione. Pacini ha diretto infatti l’Osservatorio astrofisico di Arcetri di Firenze per oltre vent’anni, dal 1978 al 2001. Avvalendosi di importanti collaborazioni internazionali, l’astronomo ha contribuito decisamente allo sviluppo di programmi di ricerca e attività tecnologiche che costituiscono oggi l’attività di Arcetri: dallo studio del Sole alle esplosioni di lontani corpi celesti, dalla formazione delle stelle all’indagine sull’origine delle galassie nell’universo primitivo.
Di seguito proponiamo alcune parti dell’intervista, a cura di Francesca Brunetti, integralmente pubblicata su LiBeR 57.
Nella sua vita ha avuto la fortuna di poter realizzare il suo sogno, quello di diventare astronomo. Ripercorrere le tappe di questa avventura può essere uno spunto per parlare del rapporto tra bambini e astronomia, più in generale tra il mondo infantile e la scienza.
Il mio interesse per l’astronomia è nato quando avevo circa dieci anni e facevo delle passeggiate nella campagna intorno a Urbino con mia madre, mio fratello, un’amica maestra elementare e i suoi figli. Mi ricordo distintamente proprio di Venere, brillantissima quando ritornavamo a casa, verso sera.
La maestra aveva destato in me la curiosità verso i nomi delle stelle e aveva alcuni libri che mi prestò. Il primo, intitolato La scienza del cielo, era un libro tradotto dal tedesco dalla moglie di Giorgio Abetti, allora direttore dell’Osservatorio di Arcetri. Fu il primo di una lunga lista di libri che lessi.
Qual è il rapporto tra i bambini di oggi e l’astronomia?
Riguardo al rapporto tra bambini e scienza occorre dire un paio di cose. Innanzi tutto che esiste una curiosità molto forte tra gli otto e i dodici anni. Anche in Arcetri ne abbiamo avuto la testimonianza: l’anno scorso abbiamo aperto l’Osservatorio ai bambini di Firenze e ci siamo ritrovati con un migliaio di persone.
La curiosità dei piccoli verso la scienza in genere – soprattutto per l’astronomia che tra le scienze è la più affascinante – è molto forte. Cito spesso il caso di una volta in cui sono andato in una scuola elementare di Firenze e un bambino mi ha chiesto: “Perché il sole è tondo?”. Una domanda diretta, ingenua, profonda, a cui è molto difficile dare una risposta che risulti al tempo stesso veritiera e comprensibile a interlocutori di quell’età.
Il passaggio alle scuole medie e superiori, invece, segna un brusco calo di interesse. È mia impressione che a quell’età si sia indotti a passare molto più tempo sul libro: non apprendiamo attraverso l’esperienza, ma attraverso la descrizione dei fenomeni fornitaci dai manuali. Ecco che però tutto diventa più noioso, meno interessante e rischia di cambiare natura. È più probabile che un ragazzino della scuola media chieda che cosa è un buco nero anziché perché il sole è tondo.
La lettura è insomma importantissima, ma quando si parla di scienze, questa deve necessariamente essere accompagnata dalla sperimentazione, dal fatto di toccare. L’esperienza è tanto più importante adesso che la lettura in parte è sostituita dal computer o dalla televisione, che tendono a far assumere al fruitore un atteggiamento di passività. Diceva provocatoriamente Lara Albanese, divulgatrice scientifica, intervenendo in occasione di un incontro sui rapporti tra scienza e gioco, che si può giocare anche con il computer, basta romperlo e guardarci dentro. Un po’ quello che succedeva nella mia generazione quando si rompevano le sveglie per vedere come funzionavano. Il punto è che sia il computer che il libro, per quanto indispensabili, non devono esaurire il novero delle esperienze. È molto importante quindi il fare qualcosa. Lo chiamiamo gioco quando è rivolto ai bambini ed esperimento quando è applicato ai grandi, ma poi è la stessa cosa.
Libri di astronomia per bambini e ragazzi
Una bibliografia di libri di astronomia per bambini e ragazzi pubblicati a partire dal 2000 a cura della Biblioteca dell'Osservatorio di Arcetri in collaborazione con LiBeR Database