Beatrice Alemagna
Topipittori, 2008, p. 36
€ 16,00 ; Età: da 3 anni
L’incontro di un’artista straordinaria come Beatrice Alemagna con un editore dalla poetica ben precisa come Topipittori ci regala questo albo splendido, un saggio davvero pregevole di come si possa raccontare l’infanzia, con figure e testi di rara felicità stilistica. Il visivo è quello tipico della maniera della giovane illustratrice: la texture, i tessuti, il collage, la freschezza compositiva, la materia cromatica calda, dove la grafite e l’olio compongono materia viva di volti bambini, fisionomie verissime, peculiari, che sembrano avere un odore, una temperatura, un velluto sulle guance. Le pagine sono grandi: la galleria di ritratti in primo piano è l’infanzia a grandezza naturale, uno sguardo che cattura l’istante, che racconta con l’illustrazione, che ferma l’attenzione su momenti che un attimo dopo sono svaniti, come lo stupore per la neve, il tempo, i desideri, l’infanzia stessa che domani è già diversa. Nella reciprocità dichiarata della prospettiva adulta, con onestà, responsabilità e “occhi gentili” siamo invitati a incontrare icone d’infanzia, e a confrontarci con categorie filosofiche: che cos’è il tempo, per esempio, che ci fa diventare grandi, e come sono le idee dei bambini, idee di grandi filosofi con un piccolo dito nel naso, pensieri di persone con un corpo piccolo, mani piccole, capelli buffi, lentiggini. I bambini di Beatrice abitano queste pagine per una sorta di miracolo artistico, perché sono inafferrabili, vivi e vivaci, come quelli in carne e ossa: alle prese con il molto piccolo e il grande grandissimo, i sensi del corpo, la meraviglia per il cambiamento, il pensiero magico che trasforma le cose, l’affetto che le rende uniche, il mistero che incanta lo sguardo, incrocia gli occhi, portà fuori da sé, con quella parte di mistero che non scopriremo mai e inseguiremo sempre. A una domanda così semplice e così difficile, “Che cos’è un bambino?” che impegna pedagogisti, medici, filosofi, maestri, Beatrice Alemagna risponde con una galleria di ritratti che è anche un catalogo di diritti, un reportage specialissimo sulla popolazione bambina, un’utile enumerazione di istruzioni per l’uso e sembra rispondere, sotto il segno della grande letteratura che in fondo un bambino è insieme uno, nessuno, centomila, una persona piccola con idee grandi, che cambia e cambierà, e rimarrà sempre unica al mondo. E viene anche in mente che un mondo a misura di bambino, un mondo che conosca e rispetti l’infanzia, sarebbe un mondo migliore per tutti. Anche di questo, come del nostro essere stati bambini, sarebbe meglio non dimenticarsi.
Marcella Terrusi
(da LiBeR 79)