Ally Kennen; trad. di P. Floridi
Il castoro, 2007, p.232
(Bambini)
€ 15,50 ; Età: da 11 anni
Narrata in prima persona – con tutti i vantaggi che la scelta apporta in casi come questo – la trama mette in scena un adolescente, Stephen, ai margini della società. È uno sbandato, come dichiara lui stesso in apertura di libro, ammettendosi colpevole di bullismo, furto, vandalismo, incendio doloso, crudeltà mentale e altre finezze, passando da un affido familiare all’altro.
Un segreto assorbe la maggior parte delle sue giornate. Come il lettore apprende poco a poco (con un dosaggio ben condotto della situazione) Stephen ha un mostruoso animale da nutrire di carne, comprata o rubata. È una specie di coccodrillo regalatogli da cucciolo e cresciuto paurosamente in un vano chiuso da sbarre malsicure nei pressi di un lago artificiale, pericolosissimo se lasciato in libertà. Purtroppo il ragazzo si rende conto che, nonostante l’amore genuino che nutre per il “suo piccino”, dovrà sopprimerlo.
Nell’accentuarsi della drammaticità della situazione, il lettore si rende conto dell’“identikit sommerso” del ragazzo. Infatti emergono ogni tanto sue osservazioni, ricordi, iniziative, che rivelano come gli elementi socialmente negativi siano in buona parte una sorta di difesa contro l’emarginazione che subisce e le molte traversie della sua vita (da sottolineare il ruolo negativissimo dei suoi genitori). Gli è quasi imposta, pirandellianamente parlando, una personalità negativa dal contesto sociale in cui vive. Il suo vero io si rivela tuttavia in varie occasioni (vedi tra queste la prontezza con cui porta Robert al pronto soccorso tra l’indifferenza degli altri), fino alla cattura della bestia dove il racconto in prima persona, con forte costrutto parattattico, ha l’andamento di una serrata radiocronaca di un evento dal vivo.
L’evocazione del fratello perduto nell’epilogo ha accenti di doloroso ma contenuto sgomento, perfettamente in chiave con lo slancio d’amore e di protezione verso un altro “piccino”.
Peccato che la traduzione, nell’intento di rendere l’incapacità di esprimersi correttamente da parte di un ragazzo tutt’altro che scolarizzato, se la piglia ostinatamente contro il congiuntivo sopprimendolo tanto drasticamente quanto inutilmente, perché lascia sopravvivere altre espressioni non facili come il condizionale passato e altre forme correttissime di eloquio. Ma è un neo che sparisce di fronte alla bellezza del contenuto.
Carla Poesio
(da LiBeR 78)