Luigi Ballerini
Fabbri, 2007, 181 p.
€ 13,00; Età: da 13 anni
Diario di Sara, una ragazza tredicenne. Un mese di vita preadolescenziale.
Un mese di vita: ogni giorno, dal 3 al 30 giugno. Un inizio che descrive i rapporti con le amiche della scuola, con le prime simpatie per un ragazzo, con una mamma totalmente assorbita dal lavoro, con un papà molto affettuoso e che purtroppo si ammala. Sara è una brava ragazza, è la prima della classe, ha un forte senso dell’amicizia e aiuta nello studio le sue compagne in difficoltà. Tutte queste doti positive non la rendono antipatica ma sempre attenta e disponibile a mettersi in discussione.
Le prime sessanta pagine insistono sulle descrizioni piuttosto che sulle vicende, poi il libro assume un ritmo intenso: hanno inizio gli esami, ma soprattutto la malattia del padre si rivela drammaticamente grave. Il diario assume un ritmo narrativo molto intenso.
Sara prende coscienza della ineluttabilità della condizione del padre e subisce la sua morte cercando disperatamente di non accettarla. L’argomento è affrontato dall’autore con molta misura, senza cedimenti alla retorica, trabocchetto facile in queste circostanze. Anche il complesso rapporto con la madre, la difficoltà di avere confidenza con lei, la sopravvenuta solitudine familiare diventano tutte circostanze vissute come problemi interiori.
Dopo la lettura di questo libro (che nessuno considererà un capolavoro, ma certamente un onesto e meditato testo narrativo) viene spontanea una domanda: le lettrici (la protagonista è femmina e quindi più interessate possono essere le ragazze) come ne verranno a conoscenza? È certamente possibile che a qualcuna di loro il romanzo offra elementi di interesse e di possibile coinvolgimento.
Il discorso vale anche per altri generi e tipi di libro che non riguardino temi alla moda o non rappresentino “libri evento”. Negli anni della scuola dell’obbligo come fanno gli insegnanti a essere aggiornati sull’ampia gamma delle novità? Sperare che la famiglia si assuma il compito di occuparsi delle letture dei figli (visto che non si occupa delle proprie) è pura utopia.
Se ragazze e ragazzi trovassero chi li informa sull’infinita diversità dei temi affrontati dai libri di narrativa specificatamente pubblicati per loro, una se pur piccola possibilità di sperare che incrementino l’interesse alla lettura potrebbe essere possibile.
Roberto Denti
(da LiBeR 77)